APICIO - De arte coquinaria - 1852 copia
;>3 APICI COELI LIB. T. 21 du m fuori t lasero , mici ens conlcre s et i n cibo s miscebi s e t i n sapores . E t tantum numerum micleorum doliolo rcserentur . venti . Al lorché t i bisogn i usarne , lev a quei p i – nocchi , ammaccal i e l i mischi a co i cibi o nell e salse . Tanti pinocchi, quant i ha i levato , sostitui – sci nel l 1 orciuolo. Jicum in usu mtMcamentum, et ad pondus argentei denarii pensum. Mal fis jam annis in eu terra non invenitur.... diuqut jam non aliud ad nos invehitur Laser, quam quod in Perside aut Media et Armenia nascitur large .... id quoque adulteratum gurnrni sa– gape no aut Juba Jracta Hujus folia maspetum vocabant, apio maxime s imitici. Semen erat Jhlia- ceum ì% /blìum ipsum vero deciduum. Lasciamo stare il magnifico medicamento, e veniamo alla perdita de l vero Laser avvenuta, come dice Strabone l ib . 7, per– chè irrómpendo i Barbari nella Cirenaica ne avevano divette tutte le piante. L'asserzione d i Pl inio, cioè della perdita da molti anni, f u un a bugia, o pe r l o meno u n tratto d r ignoranza. Dioscoride, ch e secondo Suida, visse co n Antonio e Cleopatra, perciò no n mol– to innanzi Pl inio, lasciò scritto nella sua materia me– dica libro terzo cap. 94 : Colligitur liquor et e radi– ce et caulibut incisi*. Praejertur is modice ruber, alque translucens, mirrhae aemulus, odoreque ca - lens, minime porraceus aut terrenus, neque sapo- ris ìmmitis et asperi r qui de nique cum liquescit ac diluìtur yfacile albescit. At Cyrenaicus, etiamsì tant ilium quis ipsum degustaverit, madorem toto corpore ciet, estque odore blandissimo : adeo ut ne os quidem gustanti, nisì puullum spirti. Medic us vero et Syriacus viribus minus valent et magis virosum reddunt odo rem. Porro liquor omnis antequam sic- cescat, addito sagapeno, aut Jabae lomento adul– térât ur : quod matejicium gustu, odore, ac visu, ac diluendo quoque deprehensum. M i servo della tra Jur zione dello Stapel eh' è esattissima. Dioscoride no n fa menzione della perdita de l Laser \ e i n fatti no n poteva farla, se ne aveva avuto fr a le mani e gustato tanto da poter darne i segni caratteristici, onde dividere i l Cirenaico da l Panico. Sarà stato raro, s i sarà pagato a caro prezzo, ma perduto no . F r a tanto, ch e no n fosse la nostra assa-fetida l o mostrano a d evidenza le stesse parole d i Dioscoride, dicendo egli, ch e i l Laser non sentiva menomamente di aglio ; e basti cosi i n quanto a l Laser vero, imperciocché queste sole val– gono contra ogni opinione avversa. E nemmeno gl i altri Laser provenienti dalla Media ec . s i pu ò credere che fossero l a nostra avsa, perchè Dioscoride questi Laser sostituiti a l legittimo dice bensì ch e viribus minus valent et magis virosum reddunt odorem, ma no n già ch e avessero odore allatto nauseante, nè che puzzassero d ' aglio *, caratteristica ch e avrebbe ba – stato pe r distinguere i l Cirenaico da l Panico senza più, e ch e certamente egli no n avrebbe dimenticato. E tornando sulla perdita assoluta della pianta de l L a – ser Cirenaico annunziata da Pl inio, aggiungeremo eh" egli doveva sapere come fosse impossibile a i bar– bati distruggere tutte le radici, perchè bisognava ch e quella fosse già elevata onde conoscerle, e perchè no n trovandosi i n alcun angolo della terra l e piante spon– tanee tutte fiorite o co n frutta mature a u n tratto, appunto strappandole, o da questa o da quella se ne scuotono necessariamente le sementi, l e quali come tutti sanno, pe r qualunque avvenimento no n andando mai tutte perdute, anche dopo pi ù anni, riproducono la pianta madre. Nè vale ci ò ch e dice Strabone ( l ib. 1, verso l a fine) , cioè ch e i l Laser Cirenaico no n si tro– vava i n Africa se non-che in un a lingua d i terra lunga un miglio e mezzo circa, e poco oltre quattro miglia di larghezza, spazio però allargato da Teofrasto : per– chè è noto a tutti i botanici ch e sebbene un a pianta ami un a stazione particolare, qualche tempo anzi ch e giungervi e qualche tempo dopo trapassata, alcuni i n – dividui si trovano sempre. E da un ' altra parte è pure un fatto universalmente conosciuto ch e i venti portano le sementi delle piante da l luogo natale a lontani e lontanissimi luoghi, e ch e se queste v i trovino le con - dizioni necessarie, germogliano. E pure fatto notissimo, che gl i uccelli portano seco da un a i n altra contrada, da un a in altra regione, fino d a u n continente all' altro le sementi, le quali spandendo poscia co n gl i escremen– t i, seminano intere, talché no n d i rado avviene d i tro– vare fr a le piante comuni d i un paese, qualcuna pianta straniera adatto a quel luogo. E questo specialmente accade a riva i l mare i n quelle situazioni ov e gl i uc – celli emigratori riposano dopo i l passaggio. I l caso dunque della perdita de l Laser Cirenaico pe r colpa degli uomini, secondo ch e Pl inio ha sbadatamente as – serito, forse anche sulla semplice fede d i Strabone, no n è un fatto confermato, ma un semplice detto popolare. Ora, ritenuto ch e i l vero Laser no n siasi perduto, cioè la pianta d a cu i s i otteneva quella gomma resina (imperciocché così bisogna chiamarla sciogliendosi se – condo Dioscoride co n l a saliva, locchè no n avviene con l e resine) ,* cerchiamo se sia conosciuta anche pre– sentemente, ed a quale fr a le conosciute possa appar– tenere. Prima ch e tutto, vogliamo rifiutare ci ò ch e alcuni meno ch e instruiti botanici vollero sostenere, cioè ch e il Laser Cirenaico fosse i l belzuino, perchè questa^è una resina, ch e si ha da l Laurus Benzoin L i nn, nè si potrebbe ma i scambiare i l prodotto d i u n albero con quello d i un a umbellifera : un a gomma resina co n una resina. Il Mattioli ( ediz. de l Valgrisi, Venezia i568, pag. 84 5 ) vedendo ch e i l Laser no n poteva convenire con Passa fetida, cercava a quale pianta potesse appar– tenere, ma tentennò e nulla decise. Gaspare Bauhin ne l suo celebre Pinate alla pag . 499 cade nello sconcio d i credere i l Laser 1' assa fetida, e fin qu a avrebbe soltanto seguitata l a opinione d i molti,
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