APICIO - De arte coquinaria - 1852 copia

a5 QUI EPIMELKS DICITUR 26 CAPUT XIV . U T DULCIA D B BIELLE DI U DURENT. Accipie s quo d Graec i dicun t Nechon* et facie s farinaio . Admisce s cun i niell e eo tempore , qu o dulci a facturu s es. CAPO XIV . C OME L E CHICCBB F A T TE con M E LE SI POSSANO CONSERVARE LUNGO TEMPO. Prend i ci ò che i Grec i appellan o Nechon (1) e fann e farina . Al lorch é Invogli a comporn e chic – che , mesc i quell a farin a co l mele . ma i l male si è che confuso dalle ambagi d i Garcia dal l' Orto, che immaginò un' assa fetida e d un* assa dolce, precipitò nello sproposito d i asserirla come bel - zuino. Riteniamo co n gl i antichi che i l Laser Cirenaico provenisse da un * umbellifera fra le ferulacee : che i frutti sieno piano-alati : che le foglie sieno somiglianti quelle de l sedano, e vediamo ciò che ne pensarono i moderni, quelli cioè che no i credettero, bene giudi– cando, V assa fetida. Prospero Alpino, botanico a 1 suoi dì celebre, a* no – stri riputato osservatore freddo, acuto, diligentissimo, nel suo libro de Plantìs exotic is, ( Venetiis i656) alla pagina a u , dice d i avere veduta i n Padova nell'orto di un Bo n la pianta de l Laser, e la descrive co n le parole seguenti : Cum ....Jerre .... caulem in umbella semen latum, foliaceum, et particulatim, ut de la- scrpitio expressit Tlieophrustus, quale est atriplicis hortensis, postea viderimus; atque etiam, quod laser- pitii preprium esse videbatur, per aestatem (quo tem– pore casu earn plantam offendi) et caulis et radix copiosius lacteum succum odoratum fundere vidis- semus, sponteque ex caule, ramis et radice copio- sum emanarci ( quod lac primum colore vero lacteo cernebatur, posteaque collectum, et aliquandiu ser- vatum, colore fulvescebat, et est odoratum alicujus excalejactionis non expers) j tunc quippe ex iis sìgnis observât is, earn plantam laserpitium esse Theophrasti, Dioscoridis et Plinii facile animad- vertìmus', quod certe, si Theophrasto, Dioscoridi at- quC Plinio (qui soli ex veteribus laserpitii plan– tam des c rips e runt ) dedendum sit, a ratione non abhorrebit, ut omnibus persuaderetur verum earn plantam esse laserpitium, neque immerito ita nos ipsam plantam nominasse, cum praesertim eorum veterum testimonio constel, ohm laserpitium fuisse plantam ferulaceam, caulemque habuisse longitu– dine et crassitie ut ferula, in cu jus cacumine pro- ducebatur semen latum et foliaceum, qualis in hor- tensi atriplice (auctore Theophrasto) visitar, folia- que habuisse it idem apii foliis similia, et radicem crussarn, ex qua et ex caule erumperet succus la- cteus odo rat us. Quae singula cum in nostra planta recte animadverterentur, mirurn haud erit, si nos ipsam plantam laserpitium vocaverimus. An vero Cyrenaicum sit non audemus affirmare, et fortasse quod vel Syria, vel Armenia, vel in Media olìm nasccbatur etc D a questa descritione, che m i c piaciuto trascrivere intera, si conosce co n tutta proba– bilità che P Alpino ha veduto la pianta de l Laser Af r i– cano, e soltanto sono da eccettuarsi le foglie eh"' ei dice di prezzemolo, e che lo Sta pel ne'suoi conienti aTcof ra- sto dando la figura dell' Alpino, corregge co n altra pi ù esatta tolta pure da lu i da pianta vivente, l a quale ha precisamente le foglie de l sedano. L ' A l p i no dunque fra i moderni fu i l primo a riconoscere i l vero Laser -, e quantunque co n somma modestia no n voglia decidere se quello che.aveva dinanzi gl i occhi fosse V Africano o PAsiatico -, nulladimeno, non trovandolo d i odore disgu– stoso ne l succo, si può ragionevolmente supporre che l a sua pianta appartenesse a l primo. Ne d è da credere che, dove avesse sentito d'aglio, l'avrebb e dimenticato. Fa meraviglia però che ned i l Linneo ne d i botanici posteriori, almeno pe r quanto mi è venuto sott'occhi, abbiano citato P Alpino a proposito de l Laser, e fa anche più meraviglia che , non badando alla caratteri– stica de l Semen foliaceum, folium vero decidunm data dagli antichi alla pianta, alcuni fra i più recenti P abbiano voluta u n laserpitium, come pe r esempio il Desfontaines nella Flora Atlantica ed i l Pacho ne l Voyage dans la Martinique pubblicato ne l 182.7 . ^ Viviani i n una pianta, co l solo frutto però, eh ' ebb e fra le mani, credette riconoscere i l vero Laser, e l a nominò Thapsia Silphium. No n so » ' egli abbia avuto riguardo alla descrizione ed alla figura del l' Alpino e dello Stapel, ma è sicuro che no n si è ingannato r i – portandola al genere Thapsia abbastanza sicuro pe r la deficienza d' involucri generali e parziali, e pe r le ali de l frutto. I n ogni modo, io crederei che la vera pianta descritta dal l' Alpino secondo i caratteri dati dagli antichi, pianta che i botanici debbono osservare nell' Algeria ove senza dubbio dee pure trovarsi, fosse da nominarsi Thapsia antiquorum. Che Apicio favelli i n tutto questo libro de l Laser legittimo, no n de l falso, si vuol credere assolutamente, perchè si trattava della cucina de i ricchi, e perchè appunto i n questo capo fa conoscere come si tenesse in sommo conto, locchè no n si sarebb e fatto d i quello di Media allora assai comune. (1) Ch e cos'è questo Nechon? I commentatori c i dicono : hoc peculiare genus fuisse operis pistorii ; e sarà così, quantunque m i retti molto da dubitare.

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