APICIO - De arte coquinaria - 1852 copia

0 D EL V O L G A R I Z Z A T O RE io A l c u n i, e fra questi anche i l L i s t e r, credono, e '1 credono con buona rag ione, che nei t empi del le i r ruz i oni dei barbari Y apprestamento dei c i bi s iasi mutato, ma non già per quel la causa eh' egli es t ima, cioè perchè questi si nut r i vano di formaggio e ca rni mezzo crude, ma sì veramente perchè f r ai saccheggiament i, g l ' incendi e le stragi il lusso del le cuc ine non aveva più luogo, né poteva averlo. Perchè i n quei g i o r ni di somma mi s eua più non bisognava che un tozzo di pane, e pure aver lo era di f f ici le. N on è già che i s i gnori inf luissero col pr opr io esempio nel gusto de' loro schi av i, ma la necessità spingeva questi i n qualche modo ad imi t a r l i. E che la so la neces– sità forzasse gì ' I tal iani a mang i ar ma le non potendo meg l i o, si dimos t ra con ciò, che appena tornò la pace nel le nost re cont rade, appena i l comme r c io nel le città, F agr i co l tura nei camp i, r ipresero i l oro d i r i t t i, si trovano nel le stor ie nar raz i oni di sontuosi banchetti che per nul la inv idiavano que l li dei R o m a ni durante ancora l ' i m– pe ro. L a cuc ina non s i è essenzialmente mutata, sol tanto che noi mang i amo meno e chiaccher iamo assai più. P el vo l gar i zzamento, essendo f inalmente tempo di par larne, c i s i amo at tenuti al testo pubbl i cato dal dot to Hume l b e rg ne l la edizione data dal L i s t er eh' è, c r ed i a– mo, la più s t ima t a; sol tanto che, non di rado c i avvenne t rovare che la punt az i one non conveniva per l a esatta espressione de l la idea : quindi dovendosi r i p r odurne i l testo medes imo, qua e colà ci pe rme t t emmo mu t a r la col locandola là dove c i è pa– ru to più ragionevol e. I commen ti d e l l ' Hume l b e rg medes imo sono per l a magg i or par te assai rag i onevo l i, e se talvol ta ha dato in fal lo, fu perchè nu l la sapendo di s t o– r ia naturale togl ieva ciecamente da a l t ri : ma alquanti st rafal c ioni al L i s t er medico e natural i sta assai r i putato non si possono perdonare. N o i avendo pr ocur a to nel le nost re annotaz i oni di chi ar i re i l testo, specialmente i n ciò che a naturale i s t o r ia si spe t t i, abbiamo ugualmente tentato d i rett i f icare quel le che c i sono sembrate i ne– sattezze tanto de l l' Hume l b e rg come del L i s t e r. Spesso, come s i doveva, r i c o r r emmo al L e s s i co del F o r c e l l i n i, par t i co l armente nei passi o s cur i, sperando t rovarvi le oppor tune d i ch i araz i on i, ma pur t r oppo quasi che sempre t r ovammo o che i l passo r ipor tato s i r imane va ne l la medes ima oscurità, o che la interpretaz i one mutava la idea. Cr edevamo che i l Fur l ane t to ne l la sua u l t ima edi z ione del L e s s i co medes imo, s i ccome nel F r on t i s p i z io pomposamente dice corre– dimi et auctum, avesse veramente corret to e cresc iuto ; ma con nost ro dolore, c i s i amo conv i nt i, che alle parole non cor r i sposero i fatt i, a lmeno per A p i c io nos t ro. I n questo luogo e i n que l lo s i t roveranno accennate le nostre osservaz ioni i n propos i to.

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