ARTUSI - Scienza in cucina - 1891 copia

95 Latte quanto basta. Un pizzico di sale. Formatene un intriso nè troppo sodo, nè troppo mor– bido, lavoratelo molto colle mani sulla spianatoia e t i r a– tene una sfoglia della grossezza di uno scudo. Tagliatela a piccole mandorle, friggetela nel lardo o nell'olio, e la vedrete gonfiare, riuscendo tenera e delicata al gusto. Così avrete le donzelline che vanno spolverizzate con zucchero a velo, quando non saranno più bollenti. 123. - Crescente Che linguaggio strano si parla nella dotta Bologna ! I tappeti (da terra) li chiamano i panni; i fiaschi, i fiaschetti (divino) zucche, zuechette ; le animelle, i latti. Dicono zigàre per piangere e ad una donna mal– sana, brutta ed uggiosa, che si direbbe una calìa o una scamonea, danno il nome di sagoma. Nelle trattorie poi trovate la trifola, la costata alla fiorentina ed altre sì fatte cose da spiritare i cani. Fu là, io credo, che s'inventarono le batterie per significare le corse di gara a baroccino o a sediolo e dove si era trovato il vo– cabolo zona per indicare una corsa i n t r amva i. Quando senti la prima volta nominare la crescente credei si parlasse della l una; si trattava invece della schiac– ciata, o focaccia, o pasta fritta comune che tutti cono– scono e tutti sanno fare, con la sola differenza che i Bolognesi, per renderla più tenera e digeribile, ne l- P intridere la farina coli'acqua diaccia e il sale, ag– giungono un poco di lardo. Sono per altro i Bolognesi gente attiva, industriosa, affabile e cordiale e però, tanto con gli uomini che con le donne, si parla loro volentieri, perchè piace la loro franca conversazione. Codesta, se io avessi a giudicare, © la vera educazione e civiltà di un popolo, non quella

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