ARTUSI - Scienza in cucina - 1891 copia
159 nel carnevale, durante il quale si può dire non siavi pranzo o cena che non cominci con esso, facendolo servire, i l più delle volte, per minestra. Ho conosciuto un famoso mangiatore romagnolo che, giunto una sera non aspettato fra una brigata di amici mentre essa stava con bramosia per dar sotto a un pasticcio di dodici persone che faceva bella mostra di sè sulla tavola, esclamò: — Come! per tante persone un pasticcio che appena basterebbe per m e ?— Eb– bene, g li fu risposto, se voi ve lo mangiate tutto, noi ve 10 pagheremo. — Il brav' uomo non intese a sordo e messosi subito a l l ' ope ra lo finì per intero. A l l o ra tutti quelli della brigata a tale spettacolo strabiliando dis– sero : — Costui per certo stanotte stianta ! — Fortuna– tamente non fu nulla di serio ; però il corpo g li si era gonfiato in modo che la pelle t i r ava come quella di un tamburo, smaniava, si scontorceva, nicchiava, n i c– chiava forte come se avesse da partorire ; ma accorse un uomo armato di un matterello, e manovrandolo sul paziente a guisa di chi lavora la cioccolata, gli sgonfiò 11 ventre, nel quale chi sa poi quanti a l t ri pasticci sa– ranno entrati. Questi gran mangiatori e i parassiti non sono a' tempi nostri così comuni come nell'antichità, a mio credere, per due r ag i on i: l ' una, che la costituzione dei corpi umani si è affievolita; l ' a l t r a, che certi piaceri mo– r a l i, che sono un portato della civiltà, subentrarono ai piaceri dei sensi. A mio giudizio i maccheroni che meglio si prestano per questa pietanza sono quelli lunghi a l l' uso napole– tano, di pasta sopraffine a pareti grosse e foro stretto perchè reggano molto alla cottura e succhino più con– dimento. Eccovi le dosi di un pasticcio all'uso di Romagna, per dodici persone, che voi potrete modificare a pia-
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