BRUNONE - Arte di dar da pranzo - 1829 copia
U L’ A fi T E de' piatti unicamente composti di cervelli di pappagalli, e di rosigriùoli (i). Offriva inol tre Un gran premio a olii inventava una nuova salsa. Con tutta ragione si deve tener per fermo che questi grandi maestri di ghiottoneria uma na non. ponessero in non cale le squisite e variate bevande tanto gustose al palato. I vini di Scio, di Lesbo, quelli d’Alba, di Sorrento di Falerno, il Massico e il Cecubo. decantati da Virgilio e da Orazio, erano i più apprez zati. S’infondevano in tali liquori diverse so stanze, affinchè pigliassero sapori aromatici. Generalmente parlando, i cibi degli antichi erano più saporiti e più carichi di droghe di quel che non lo sono i nostri, e facevano ciò per eccitare più violentemente 1 ’ appetito. Se volete rimaner persuasi di tal verità, leg gete il capitolo terzo del libro primo della Medicina di Cornelio Celso e le Epistole p5 e 122 di Seneca, e troverete che gli antichi condivano quasi tutti i loro cibi con una sa- lamoja fatta d’intestini d i sgombri putrefatti, con una certa sostanza che par che non fosse dissimile dall’assa fetida, colla ruta, coi cu- (1j Vedi Erodiano Lib. XIV.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy ODkxNTE=