BRUNONE - Arte di dar da pranzo - 1829 copia

riandoli freschi, col comiuo, coite bacche di mortella, col seme di finocchio, con radiche amare di pilatro, col seselio d’Etiopia, e Cou altri ingredienti assai stimolanti. Si troverà inoltre che spesse volte metteano nelle salse sai di nitro congiunto al sale ammoniaco. Amavano l’agresto e non il sugo del cedro; l’aglio, lo scalogno, il timo ed il pepe lungo; facevan gran conto dello zafferano, della can­ nella e della menta. Finalmente mettevano il pepe della Cajenna anco nelle confetture latte col m iele; e da ciò si conchiude che aveano il gusto assai guasto in fatto di sapori di cibi. Erano si eccessivamente golosi che spesso s’empivano di tante vivande ch’eranb costretti a rigettarle. Parecchi di quegli antichi ghiot­ toni facevano giornalmente tal disonorante e disgustosa azione, Dione Cassio e Svetonio ri­ feriscono che Vitellio, che vi s’era abituato, la fece diventar intieramente di moda. Ella era già conosciuta fino dal tempo di Cicerone, e le donne pure vi s’avvezzarono (i), sebbene i medici a buon diritto la biasimassero, co­ me contraria ad un buona digestione, e per (1) Vedi Cicerone Epistola ad Attico Uh. XIII. DI DAR DA PRANZO 15

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