BRUNONE - Arte di dar da pranzo - 1829 copia

come e 1 vuole; ed il padron di casa non Ila contezza del desinare, se non quando egli è a tavola, ed a misura che le vivande son, fatte passare sotto i suoi occhi. Un capo di- famiglia non dee operar in si fatta guisa, neppur per la ragione che egli può innocen­ temente trarre in errore i suoi convitati, avendo egli l’intenzione di dar loro un o t­ timo pranzo; e volendo egli in ogni modo, lar cosi, dovrebbe obbligare i cuochi ad es­ sere responsabili del loro operato. Frattanto io debbo confessare che non si^ veggono quasi più alcuni di quelli abusi che nei grandi Conviti disgustavano i commetì- sali anco più tolleranti, come era quello di Veder de’cani venire a fiutar il vostro piatto e mangiar un qualch’ osso, servendosi del vostro piede, rivestito d’una leggiera calza di seta bianca, come d’appoggio. Non si veggono più dei pappagalli pigliar parte alla conver­ sazione dei convitati: finalmente non vi sono più quei grandi lacchè, i quali non vi p er­ mettevano di bere, se non quando si degna­ vano di darsi la pena d’andar a prender le bottiglie o le caraffe sopra la credenza. Se ciò si fa ancora, si fa tutto al più quando si beve negl’intermezzi de’serviti, o quando si L'arte di dai: da pranzo 3 DI DAR DA PRANZO 33

RkJQdWJsaXNoZXIy ODkxNTE=