BRUNONE - Arte di dar da pranzo - 1829 copia
AO L’ A R T E ■vietta? — Della mia salvietta? feci come tutti gli altri: la spiegai, la stesi sopra me, e per 'una cocca l'attaccai alla mia bottoniera. — Mio caro, foste il solo che faceste così: la salvietta non si spiega, si pone per lo lungo Sopra le ginnochia. E come mangiaste la mi nestra? — Come tutti gli altri io credo: presi con una mano il mio cucchiaio, e coll’altra la mia forchetta... — La vostra forchetta? buon Dio! Alcuno non prende la forchetta per mangiar la minestra. Ma proseguiamo. Dopo la minestra che mangiaste voi? — Un uovo fresco. — E che faceste voi del guscio? — Quel che ne fecero gli altri: lo lasciai al lac chè che mi serviva. — Lo lasciaste senza romperlo? —• Senza romperlo. — Malissimo: non si mangia mai un uovo sem a romperne il guscio: e dopo l'uovo? — Chiesi del lesso. — Del lesso? nessun commensale adopera questo vocabolo. Si chiede del manzo e non del lesso. E dopo questo cibo? — Pregai l'abate Radonvilliers che mi mandasse del pollo. — Digraziato! del polloI Si chiede del pnllastiv , del cappone , della pollastra ingtas- sata , non si parla di pollo che in un pol- lajo... ma non dite nulla del vostro modo di chieder da bevere? — Chiesi, come gli altri,
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