BRUNONE - Arte di dar da pranzo - 1829 copia
genio l’arrosto di salvaggiume, volendo pren dere dal piatto clie era fatto girare intorna la mensa un perniciotto, ne prese due, p er che casualmente erano stati legati insieme; e mettendoli nel suo piatto, disse: quand’anco dovessero tra loro scannarsi, nón li separerei. XIL A tavola parlate poeo, se non volete essere scherniti da quei commensali che nulla dicono. X III. Ui* giorno Marmontel, avendo biso gno d’alcuni versi, per terminare un suo com ponimento poetico, andò in casa di Panard, e gli disse: caro Panard m’abbisognano alcuni versi. Cercateli, riprese Panard, in quella cas setta da parrucche. Marmontel aprì la vecchia cassetta indicatagli, e vi trovò de’pezzi di carta macchiati di viu rosso. Panard, vedendoli esclamò: lasciateli lasciateli stare,giacché hanno l’impronta dell’allegria. XI V. I pranzi, ove il numero delle vivande eguaglia quello de’cónvitati, non sono i più gradevoli. XV. Diceva un solenne ghiottone: onde star bene: è necessario far solamente tre cose t mangiare, mangiare, e mangiare. XVI. Due uomini che non hanno per anco pranzato alla medesima mensa, non possono dire di essere amici. % XVII. Lo scalco del ex gran cacciator Ber- tier, avendo visto Napoleone far colezioneWti casa del suo padrone, disse: costui deve essere un grand’uomo, giacché ognuno lo. dice. In 93
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