BRUNONE - Arte di dar da pranzo - 1829 copia

94 quanto a me non veggo ch’abbia nulla da ammirarsi un imperatore che mangia de’pic- coli piselli col coltello. XY III.Unletterato un poco ghiotto, avendo malamente pranzato in casa d’un libraio spi­ lorcio, levandosi da tavola disse all’orecchio d’un suo amico, che ve l’avea menato: ora dove, iinderemo noi a pranzo? XIX. I versi, il vino ed il popone sono tre cose, che nulla valgono, se son mediocri. XX. I veri ghiotti asseriscono, che non si può ben mangiare, senz’aver de’compagni. XXI. Plutarco riferisce, eh’Alessandro il Grande avea grand’antipatia per i pomi cotti; ed il signor de’Beausset ci ha rivelato, che Napoleone non avea potuto mangiar giammai la minestra colle cipolle. XXII. I Romani alla fine del banchetto, si faceano recare la tazza magistrale, che ve­ nia fatta girar tra commensali, a cui tutti beveano a vicenda tante volte quante lettere v’erano nel nome delle loro amanti.

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