Barricate a Parma_ocred

I II e nessi certo questa la sede per riaprire il discorso sulle responsabilità dei singoli partiti e tanto meno per procedere a una rassegna delle varie e contra- stanti tesi avanzate sull’argomento dalle varie correnti storiografiche. Un dato però giova mettere in evidenza per una interpretazione dell’epi- sodio di Parma, che ne faccia risaltare i caratteri di originalità e anche la validità della indicazione politica che da esso scaturisce, e di cui i prota- gonisti stessi non ebbero chiara coscienza e che non fu raccolta da nessuno dei gruppi dirigenti del movimento socialista italiano in tutte le sue componenti: il dato, con formula sintetica, può essere indicato come una diffusa sottovalutazione del potenziale eversivo di cui il fasci- smo è gravido, e della incapacità, che ne deriva, di elaborare una linea politica la quale tenga conto della novità del fenomeno, senza riscontri nella storia d’Italia, e non solo d’Italia. Errore di valutazione è quello dei vecchi capi riformisti, sui quali ha profondamente inciso l’esperienza del ‘98, e che sono avvezzi a distin- guere tra governo e governo, ma non sono in grado di intuire che la reazione possa istituzionalizzarsi in forme sue proprie che sovvertono le istituzioni tradizionali. Di qui la loro tendenza a delegare a una ipote- tica maggioranza parlamentare da costituire il compito di esprimere un governo che restauri la legalità nel paese: così come era avvenuto venti anni prima con l’avvento di Giolitti. Errore di valutazione è quello dei massimalisti, i quali dogmaticamente, fatalisticamente, confidando nella scientificità della loro dottrina, sono convinti che in una società moderna soltanto realizzando l’impossibile ipotesi di sopprimere fisicamente la classe operaia sarebbe possibile sconfiggere in via definitiva il movimento socialista che ne è l’organica espressione. La borghesia, ridotta agli estremi, vibra come una belva morente i suoi ultimi spietati colpi, ma non fa tornare indietro la storia, invertendo le ineluttabili leggi di sviluppo della società. Errore di valutazione è quello dei comunisti, fermi alla tesi che la crisi del regime borghese è diventata ormai irreversibile, per cui esso potrà ancora registrare al proprio attivo dei successi tattici, ma non più riequi- librare il sistema fondato sul proprio dominio di classe, per cui la con- quista del potere da parte degli operai e dei contadini sotto la guida del loro nuovo partito rivoluzionario resta il problema all’ordine del giorno. La riprova dell’errore di valutazione — e per questa via ci si riallaccia alle giornate di Parma — sta nell’atteggiamento negativo che da tutti 11

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