Barricate a Parma_ocred
22 la rivolta di parma In questo scritto apparso sulla rivista lo “Stato Operaio” nel 1934, Guido Picelli, l’animatore delle barricate antifasciste dell’agosto 1922, racconta i momenti principali della rivolta di Parma. Picelli dopo l’asce- sa al potere del fascismo venne confinato a Lipari; successivamente riparò in Francia e poi in URSS. Di qui accorse in Spagna a lottare per le libertà del popolo spagnolo. Cadde sul fronte di Siquenza il 5 gennaio 1937, alla testa della prima compagnia del battaglione ‘“Garibaldi”’ da lui comandato. Lo scritto che riportiamo è tra i meno noti del Picelli; esso rappresenta inoltre una eccezionale, diretta testimonianza di quelle giornate. Parma fu, per molto tempo, uno dei centri principali del sindacalismo italiano e dove la locale Camera del lavoro ebbe come dirigenti nei diversi periodi, le figure più note del movimento sindacale “‘apolitico”’ di allora: Rossoni, Michele Bianchi, Filippo Corridoni e De Ambris. I socialisti, all’infuori di una zona limitata a pochi comuni della ‘Bassa Parmense”, non riuscirono mai in tanti anni di lotta ad estendere la loro organizzazione a tutto il resto della provincia né a distogliere le masse operaie e contadine dall’influenza della propaganda anarcoide dei capi sindacalisti. | Fu soltanto dopo la guerra, in seguito al tradimento di costoro che si erano dati all’interventismo, e col mutare della situazione, che la mag- gioranza del proletariato parmense aderì alla Camera confederale e si orientò verso il partito socialista. I sindacalisti, divisi in due tendenze (interventisti e Unione sindacale italiana) non ebbero oramai al loro seguito che uno scarso numero di operai organizzati. Subito dopo il Congresso di Livorno un discreto gruppo fra operai e contadini aderì al partito comunista. Una piccola parte dei contadini dell’alto parmense fu col partito popolare che ebbe per esponente massimo Giuseppe Micheli di Parma, ministro dell’agricoltura. Queste suddivisioni non corrisposero alla volontà della massa, la quale ebbe sempre vivo il senso dell’unità; furono artificialmente create e mantenute dai capi socialdemocratici e dai vecchi esponenti sindacalisti che vedevano nell’unità la fine della loro politica di alleanza coi nemici aperti e dichiarati della classe operaia. L’opera di sabotaggio a tutti tentativi fatti dal basso di creare un solo organismo di classe fu tale che Amilcare De Ambris, segretario della Camera del lavoro sindacalista (attualmente fascista) e Alberto Simonini, socialriformista, segretario della Camera del lavoro confederale, furono bastonati dagli stessi operai organizzati. Parma conta circa settantamila abitanti ed è attraversata dal torrente omonimo che divide la città in due parti: l’una di maggiore estensione detta “Parma nuova” ed abitata particolarmente dalla borghesia; l’altra “Parma vecchia” o anche ‘‘Oltretorrente” con maggioranza operaia. Il proletariato parmense ha una tradizione di lotte barricadiere che risale alla rivolta del 1898 e prima ancora. Lo sciopero agricolo del GUIDO PICELLI
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy ODkxNTE=