Barricate a Parma_ocred
cui i fascisti fossero riusciti ad entrare in Oltretorrente, il combattimen- to si sarebbe svolto strada per strada, vicolo per vicolo, casa per casa, senza risparmio di sangue, con lancio di liquidi infiammabili, contrò le camicie nere e sino all’incendio e alla distruzione completa delle posi- zioni. Le squadre degli “Arditi del Popolo” divisi in gruppi di tre-quattro uomini, vennero disposte nel modo seguente: dieci sulla linea del tor- rente in direzione dei ponti Giuseppe Verdi, di Mezzo e Caprazucca; dodici distese lungo il fianco nord ed appostate sui tetti delle case e negli abbaini, in modo da poter battere i giardini pubblici. Tutti gli operai che disponevano di un’arma qualsiasi da fuoco o da taglio, od anche semplicemente di arnesi atti ad offendere, vennero dislocati a gruppi in punti diversi, pronti ad accorrere ove la necessità tattica lo avesse richiesto. Gli uomini agli osservatori seguirono attentamente tut- te le mosse dell’avversario. Alle due circa, dalla destra del torrente, furono sparati i primi colpi, contro il settore Nino Bixio e presi d’infilata Borgo della Carra e Borgo Salici. Ulisse Corazza, artigiano, consigliere comunale del partito popo- lare (il partito dei cattolici) che qualche ora prima si era presentato col proprio moschetto a un caposquadra, per chiedere di partecipare al combattimento a fianco degli “Arditi del Popolo”, fu ferito gravemente alla testa da pallottola di fucile e morì pochi minuti dopo. Si trattò di un’azione dimostrativa tendente a trarre in inganno i difensori sugli obiettivi reali del piano d’attacco, mentre alla sinistra dell’Oltretorrente reparti di camicie nere, penetrati nei giardini pubblici, avanzarono in direzione del muro di cinta. Non fu una sorpresa; prevista la manovra, gli “Arditi del Popolo”, dai posti di guardia, iniziarono immediatamente il fuoco di fucileria con tiro regolato, in base agli ordini impartiti, in modo da causare all’avversario le maggiori perdite possibili con il minor consumo di munizioni. La spinta e la pressione degli assalitori, forte in un primo tempo, andò a poco a poco indebolendosi sino a cessare completamente qualche ora dopo. A nulla valsero gli incitamenti dei comandanti. Di fronte alla precisione dei fucilieri proletari, non fu più possibile avanzare. Lentamente, al riparo delle piante, le camicie nere ripiegarono sulle posizioni di prima. Durante la notte l’attività dei fa- scisti si limitò a spari di molestia di nessuna efficacia. Alla mattina del sette, dagli osservatori si notarono dei movimenti con- fusi e disordinati di colonne spostantesi da un punto all’altro della periferia della città. Qualcosa di nuovo; ma che subito non fu possibile comprendere con esattezza, stava per avvenire. Nell’Oltretorrente giunsero le seguenti osservazioni: ‘“Fra le camicie ne- re è vivo il malcontento per le perdite subite. Gli ordini dei capi non sono sempre eseguiti. Si diffonde il panico”. Più tardi il disordine, che andò aumentando in misura sempre maggiore, divenne generale. I fasci- sti non più inquadrati e alla rinfusa, si riversarono in tutte le direzioni; con treni in partenza, con autocarri, biciclette, a piedi, frettolosamente, senza comando. Non fu una ritirata, ma addirittura lo sbandamento di una massa di uomini che prese d’assalto tutti i mezzi di trasporto che incontrò, che si gettò per le strade e fuori delle strade, per la campagna, come se temesse di essere inseguita. AI di qua eal di là del torrente, tutta la popolazione operaia all’annun- cio della partenza dei fascisti, si gettò per le vie della città con armi e senza armi, in un’indescrivibile esplosione di entusiasmo, e improvvisan- do imponenti cortei; mentre dalle finestre delle case di Parma Vecchia vennero esposti drappi rossi. La notizia della vittoria operaia si diffuse rapidamente anche in provincia. Molti proprietari di terre, presi da spa- vento perché sentirono dire che sarebbero arrivati gli “Arditi del Popo- lo”, abbandonarono le abitazioni, fuggendo verso il Cremonese. L’autorità militare preoccupata, e temendo che dopo la sconfitta delle camicie nere, il movimento dalla città potesse estendersi a tutto il Par- mense e alle altre province, come del resto era in quel momento nelle intenzioni del comando degli “Arditi del Popolo” — il quale inviò, a mezzo di portaordini, un appello alle organizzazioni operaie di Milano e di Spezia — proclamò lo stato d’assedio, ordinando che per le ore 15 27
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