Barricate a Parma_ocred

notizia dell’abbandono di Parma da parte delle squadre, presentando come vittoria fascista la proclamazione dello stato d’assedio (45), che fu in realtà la copertura, offerta dall'autorità militare, al precipitoso ab- bandono dell’impresa. Il giorno successivo il comitato pubblicò un ma- nifesto di esaltazione della partecipazione reggiana all’aggressione (gra- zie a un altro eufemismo, la fuga diventa qui ‘“supremo sacrificio”): “Sabato della scorsa settimana una centuria di nostri incomparabili fa- scisti — unitamente ad un nucleo di valorosi compagni mantovani € parmensi — è riuscita ad entrare nella famigerata Parma Vecchia decisa ad aprire — sia pure a costo di generoso sangue — una larga breccia alle molte migliaia di fascisti che fremevano nell’impazienza dell’attesa. In testa guidava l’on. Ottavio Corgini. Dinanzi ad uno sbarramento di sol- dati, al comando di ufficiali decorati che avevano la consegna di arresta- re a qualunque costo l'avanzata delle nostre eroiche pattuglie, i fascisti hanno imposto a se stessi il supremo sacrificio: € si sono ritirati con il cuore in tormento. . . La partita però rimane aperta; perché dubitiamo che l’autorità competente che ha permesso il sorgere e lo sviluppo di una piccola Russia di criminali, proprio nel cuore dell’Italia civile, sap- pia e voglia, come ha solennemente promesso, far trionfare la legge là dove è bandita da tanti anni. . .”” (46). La stessa minaccia di riaprire la partita fu rilanciata dai gerarchi Giusep- pe De Lucio e Giovanni Dall'Orto (quest’ultimo aveva già ricevuto da Balbo l’incarico di tenere il dito su Parma Vecchia), che in un comuni- cato del 12 agosto attaccarono € minacciarono di morte il rag. Renzo Provinciali perché aveva ironicamente commentato, su L'Internazionale della C.d.L. parmense, il fiasco di Corgini. 7- ANTIFASCISTI REGGIANI IN PARMA VECCHIA Mentre i locali fascisti riferirono e gonfiarono ampiamente con bolletti- ni, articoli e manifesti, la loro partecipazione all’aggressione, della pre- senza del movimento operaio reggiano nella difesa dell’oltretorrente non resta — a mia notizia — nessuna testimonianza sincrona. La Giusti zia domenicale si limitò a riassumere la vicenda in poche righe (47), sulla scorta del resoconto inviato da a.s. (Alberto Simonini, reggiano ma allora dirigente della C.d.L. di Parma) alla consorella quotidiana (48). Da fonti orali si apprende che Camillo Montanari si recò in vari luoghi della provincia a reclutare volontari. Oreste Bervini riferisce: “Sabato 5 agosto Camillo riunì alcuni compagni di villa Ospizio € di villa S. Maurizio. Spiegò quel che stava accadendo a Parma, dove i fascisti recitavano la prova generale della violenta conquista dello Stato. Tre di noi (Primo Camellini, Ulderico Predieri e io) decidemmo di parte- cipare. Andammo a Parma in treno il mattino di domenica. Eravamo armati di pistola, fummo comandati di sentinella dietro una chiesa vici-. no al ponte della Via Emilia sul Parma. Vi restammo anche dopo la disfatta fascista, fino a martedì 8”. Emilio Incerti Fornaciari di Bagnolo riferisce a sua volta di essersi reca- to con altri compagni in Oltretorrente è di esservi rimasto un giorno € mezzo. Di lì portò e diffuse a Reggio volantini degli arditi (49). Aldo Magnani ricorda che da Correggio confluirono a Parma alcuni compagni, tra cui Pellacani e l’ardito Bagni. Alfredo Iotti scrive dalla Francia di essere entrato “due o tre volte di notte” a Parma “con viveri, passando sotto una fogna. . . nel breve periodo della resistenza” di Oltretorrente, dove conobbe Picelli (50). Anche dalla zona di Castelnuovo Sotto parti- rono alcuni volontari antifascisti tra cui il comunista Lambruschi. Notevole la partecipazione di Fortunato Nevicati, dirigente comunista (originario di Parma) esiliato a Reggio a fine ’21, stretto collaboratore di Picelli e rappresentante della federazione parmense del P.C. dI. nel comitato antifascista unitario (creato dallo stesso Picelli) (51). Le nostre testimonianze assicurano che molti altri arditi reggiani, reclu- tati in gran parte da Montanari, parteciparono alla difesa di Parma Vecchia. Non siamo però in grado, allo stato attuale, di precisarne il numero. 35

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