Barricate a Parma_ocred

———cnT——’’’.eee@———« “sr 42 sezione socialista di Parma scrive: “Da ultimo, così riferisce L’Idea, si intavolò un vivo dibattito intorno al divieto fatto dalla Federazione provinciale socialista ai soci di appartenere a corpi militari di difesa proletaria. Il compagno on. Picelli dichiara di non riconoscere a suo riguardo che l’autorità della direzione del partito: quando conoscerà l’esplicito pensiero della direzione stessa, deciderà circa la sua condotta avvenire. Tutti gli altri compagni sostengono invece che egli, come ogni altro socialista, debba sottomettersi al deliberato della federazione in attesa di ulteriori decisioni. Alla fine viene approvato da tutti i suddetti compagni, tranne l’on. Picelli — già assentatosi per imprescindibili im- pegni — il seguente comunicato: “La Federazione provinciale socialista, nella adunanza del 9 agosto 1921 preso atto a voti unanimi, del Patto di pacificazione stipulato dai rappresentanti della direzione del partito so- cialista, del gruppo parlamentare socialista e della Confederazione gene- rale del lavoro coi rappresentanti dei fasci di combattimento, impegna i suoi iscritti ad osservare tutte le sue clausole e specialmente quella che si riferisce agli Arditi del popolo; e passa a denunciare alla direzione del partito le infrazioni alle deliberazioni già prese in proposito dalla Fede- razione provinciale socialista e dalla Unione socialista parmense unici responsabili della situazione locale, separando fin d’ora ogni propria azione da quella di elementi che non si assoggettino ai doveri della disciplina”. Il partito comunista dal canto suo, dopo un breve periodo di astensione sull’atteggiamento da prendersi nei confronti della nuova milizia prole- taria, il 14 luglio 1921 con un comunicato del comitato esecutivo dif- fidò i propri iscritti ad aderire ad organizzazioni militari che non fossero di partito. “I comunisti non possono né devono partecipare ad iniziative di tal natura provenienti da altri partiti e comunque sorte al di fuori del loro partito”. La parola d’ordine del partito comunista fu: ‘Formazione delle squadre comuniste dirette dal partito comunista, per la preparazione, l’allena- mento, l’azione militare rivoluzionaria, difensiva ed offensiva del prole- tariato”. [P.C. d’I.: Manifesti ed altri documenti politici (21 gennaio-31 dicembre 1921), Roma, s.d., p. 80]. Anche l’Ordine Nuovo, che pure aveva seguito con molta simpatia l’atti- vità della nuova organizzazione, si schierò sulle posizioni del comitato esecutivo. Il 14 luglio infatti, dopo l’intervista all’on. Mingrino apparsa sul giornale /! Paese, scrisse: “Le dichiarazioni fatte dall’on. Mingrino a proposito della sua adesione agli Arditi del popolo servono magnifica- mente per mettere in rilievo il comunicato del partito comunista sullo stesso argomento. “Le dichiarazioni del Mingrino corrispondono alla vieta, logora psicolo- gia del partito socialista che altre volte abbiamo battezzata maltusiana. Secondo questa concezione, il movimento degli Arditi del popolo fatal- mente porterebbe ad una riedizione dei fatti del settembre 1920”. Sempre sul giornale torinese del 19 luglio si legge che: “nessun socio del partito o della Federazione giovanile può far parte di altre organizzazio- ni similari che non siano costituite o dirette dal partito”. Poiché le disposizioni che abbiamo sopra riportate non furono immedia- tamente seguite dagli iscritti, il comitato esecutivo fu costretto a ripe- terle il 21 luglio e il 7 agosto. Quest'ultimo comunicato conteneva l’ordine tassativo ed esplicito di non far parte degli Arditi del popolo e ne spiegava i motivi: “L’inqua- dramento proletario militare essendo l’estrema e più delicata forma di organizzazione della lotta di classe, deve realizzare il massimo della disciplina e deve essere a base di partito. La sua organizzazione deve strettamente dipendere da quella politica del partito di classe. Invece l’organizzazione degli Arditi del popolo comporta la dipendenza da comandi, la cui costituzione non è ben accertata, e la cui centrale nazionale, esistente malgrado non sia ancora agevole individuarne l’ori- gine, in un suo comunicato assumeva di essere al di sopra dei partiti, ed invitava i partiti politici a disinteressarsi “dell’inquadramento tecnico- militare” del popolo lavoratore, il cui controllo e dirigenza resterebbe =“

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