Barricate a Parma_ocred

44 La Federazione provinciale socialista, dopo aver esaminato le circolari di quel comitato, pubblicò su L'7dea del 10 settembre questo comunica- to: “La Federazione provinciale socialista: presa visione di circolari di un “Comitato per la difesa proletaria” che richiede contributi finanziari alle nostre organizzazioni economiche e politiche; ricorda che la federa- zione socialista provvede già da tempo alla assistenza morale e materiale delle vittime politiche; invita tutte le organizzazioni della provincia a sottoscrivere soltanto presso il ‘Comitato pro vittime politiche” costi- tuito dalla Camera del lavoro unitaria”. Di conseguenza, la Camera confederale del lavoro non partecipò alle manifestazioni indette dall’on. Guido Picelli e riferite da L’Internazio- nale del 10 settembre 1921. I motivi del rifiuto a partecipare ai comizi, furono poi chiariti nelle note che seguono l’articolo di Guido Picelli ‘“Per le vittime politiche”, pub- blicato da L’/dea il 10 settembre 1921. Parlò, invece, in questa occasione come rappresentante dei comunisti © della sezione di Parma, Fortunato Nevicati, esponente comunista reggia- no, rifugiatosi a Parma per sfuggire alle rappresaglie fasciste. Il 20 set- tembre // Piccolo, diede notizia delle dimissioni dell’on. Guido Picelli dal Partito socialista. “Il dissenso tra i socialisti di Parma e l’on. Picelli — si legge — si è acuito sulla questione degli Arditi del popolo. E’ noto che la Federazione provinciale socialista e la stessa sezione di Parma, dove il massimalismo è più accentuato, si sono chiaramente espresse contro la nuova organizzazione militare, di cui, qui da noi, è capo l’on. Picelli. “Costui richiamato all’ordine, respinse la decisione degli organi locali, dichiarando che si sarebbe rimesso alle decisioni della direzione del partito. Dal canto suo la sezione di Parma deferì il caso Picelli alla stessa direzione. Nel contempo si manifestarono altri screzi ed altri dissidi. Ultimo in ordine di tempo, l’azione personale dell’onorevole per le vittimne politiche, più precisamente per i giovani suoi coimputati nel processo dell’attentato alla ferrovia, la quale si risolse in alcuni comizi, in cui fu specialmente la Camera confederale che fece le spese delle invettive tribunizie dei vari oratori. A tutto questo complesso di fatti deve attribuirsi la decisione dell’on. Picelli di dimettersi dal partito”. Sempre /! Piccolo, in data 1 novembre 1921, rese noto che l’on. Picelli non sarebbe entrato nel partito comunista. “L’on. Picelli aveva tempo fa presentata domanda per entrare nel parti- to comunista, ma l’esecutivo rispose negativamente. In seguito mandò ‘ un suo membro a discutere la questione in seno alla sezione parmense, ed infine, dopo aver vagliato le condizioni morali e politiche dell’on. Picelli, decideva di accoglierlo con questa pregiudiziale: rinunciare per questioni di principio, al mandato parlamentare conquistato coi voti socialisti. Questa pregiudiziale è stata naturalmente respinta dall’on. Picelli””. Né Picelli smentì queste indiscrezioni, mentre era sua abitudine costan- te smentire illazioni di stampa, specialmente de // Piccolo. Nel trafiletto de L'Idea dell’11 marzo 1922 che dava notizia — criticando il provvedi- mento di polizia — dell’ennesimo arresto dell’on. Picelli, si legge: “Tutti conoscono il nostro dissenso dalle idee del Picelli, per cui riteniamo superfluo qui insistere in una inutile ripetizione”. Dopo l’arresto del parlamentare, si riunì a Parma il comitato di difesa proletaria a cui partecipò anche un rappresentante del partito comuni- sta. L'Ordine Nuovo nel darne notizia (lo riferisce /! Piccolo del 9 marzo 1922), affermò che ‘la sua presenza va intesa come sua cosa personale”. Il 31 maggio 1922 uscì l’opuscolo Unità e Riscossa Proletaria in cui Guido Picelli affermava: ‘“Quando il proletariato, ormai stanco di soffri- re e di vedersi portar via tutto, costituì quel magnifico organismo di difesa, che sono gli Arditi del popolo, sorsero i capi confederali e gli autorevoli delle varie tendenze politiche riformiste a sconfessare quello che era lo spontaneo movimento proletario, determinato dall’impellente bisogno di salvare almeno la vita”. Il 3 giugno 1922 ritroviamo su L’Ydea un documento molto interessan-

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