Barricate a Parma_ocred

non intendono confondersi coi socialisti e scelgono nei confronti dei fascisti non la lotta ma la rivendicazione di un loro ruolo. Si tratta di una posizione equivoca, non scevra da sospetti, ma la cui colpa maggio- re è senza dubbio quella di sottovalutare l’essenza fascista, i suoi scopi, la sua struttura. Ecco infatti in che modo i popolari il 13 aprile del 1922 si rivolgono ad un fascista che li aveva accusati ne La Fiamma: “I popolari, caro ragazzo, in quel periodo doloroso del predominio bolsce- vico, erano sulle piazze a contrastare palmo per palmo il terreno della rivoluzione ormai dilagante, ad opporre organizzazione ad organizzazio- ne, a strappare uomo per uomo le reclute ai rossi, a richiamare gli italiani tutti ai supremi doveri morali e civili in nome della religione, della patria € della libertà. . - Quando voi siete diventati forti, il maggior pericolo era superato, poiché i fumi del bolscevismo erano ormai dirada- ti e la grande maggioranza delle organizzazioni rossì aveva già dati manifesti segni di rinsavimento. Con questo non vogliamo disconoscere completamente l’opera vostra, però vi diciamo che quel po’ di bene che avete fatto, l’andate guastando coi vostri eccessi. Coll’insistere in violen- ze, spesso inutili, quasi sempre sproporzionate alle causali, avete rinsal- date le organizzazioni rosse già disanimate © disperse”. Si rivela in questo tipo di discorso l’incapacità del P.P.I. di concepire in termini politici reali il significato dell’antifascismo. AI limite, anche se il giudizio è incompleto e si riferisce a questo preciso momento storico, sembra quasi che il maggior rimprovero ai fascisti sia quello di favorire la rinascita del socialismo e di condurre quindi il Paese a sinistra. Anche se la posizione dei popolari diventa sempre più decisa nella condanna della violenza fascista, si tratta di una condanna superficiale e indiscri- minata della violenza delle cui cause manca un'analisi approfondita. I 16 giugno del °22 di fronte ai continui incidenti La Giovane Montagna altro non sa fare che condannare i doppi estremismi (che poi tali non sono), scrivendo: “Fummo, siamo e saremo contro coloro, di qualun- que tinta siano, che seminano odi € rancori profondi, allontanando sempre più il momento della pacificazione e della ricostruzione”. E’ evidente inoltre anche in questo caso, che dietro la richiesta della pacificazione gioca non tanto una posizione politica quanto invece una motivazione morale e religiosa. Si giunge così alla fine di luglio, il 27, alla vigilia delle barricate e della grande offensiva fascista € il giornale dei popolari avverte finalmente qualcosa di nuovo e di diverso: “Il fenomeno fascista — scrive La Giovane Montagna — è quello che oggi desta più gravi preoccupazioni, per quello che in esso vi è di OSCUTO, di torbido, di tumultuoso. Se il fascismo abbia volontà e attitudini per diventare un partito politico nel senso normale e costituzionale della parola, non sappiamo”. Nonostante questo tardivo ed ancora non completo allarme, gli avveni- menti ormai precipitano e non possono più essere controllati. Il discor- so perciò attorno alla partecipazione dei popolari alle barricate di Parma non può prescindere da tutta questa lunga premessa. Vero è che la partecipazione dei popolari è solo una parte della partecipazione cattoli- ca alla resistenza contro i fascisti durante le 5 giornate del 34, E altrettanto vero però che, come vedremo, il contributo popolare altro non può essere considerato se non a livello di atteggiamenti individuali (e non di massa) e soprattutto rilevante in quell’Avanguardia che, sorta per ultima, per prima comprese il significato e la portata della violenza fascista. Sulle barricate perde la vita Ulisse Corazza, uno degli esponenti più a sinistra del partito popolare e consigliere comunale dello stesso. Corazza è nato nell’Oltretorrente dove vive e possiede una piccola officina in via Nino Bixio al n. 1. Nel mattino del 4 agosto si dirige con un fucile da caccia nella barricata contro borgo Minelli. Qui, sempre secondo la testimonianza del Colli, è avvicinato da Luigi Mori che gli offre il suo fucile austriaco a canne MOzze. E’ lo stesso che nel pomeriggio Verso le 15 il Corazza lascia nell’ultimo tratto dell’ex borgo dei Cappuccini, dopo che una pallottola fascista lo ha colpito. Colli raggiunge l’amico ferito, abbandona il suo vecchio fucile da guerra e va ad assistere Coraz- za morente all'Ospedale. I 49

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