Barricate a Parma_ocred

FRANCO CANALI la gioventù cattolica e le «5 giornate» La presenza di Ulisse Corazza, consigliere comunale del partito popolare ed appartenente al circolo giovanile cattolico “Domenico Maria Villa”, tra i caduti antifascisti dell’agosto 1922 a Parma, mentre da un lato costituisce una chiara testimonianza che l’opposizione al fascismo nella città non fu propria di un solo schieramento politico, dall’altro pone una serie di interrogativi sul carattere e la consistenza di tale opposizio- ne da parte dei cattolici. Senza affrontare il tema in tutta la sua complessità, ci limiteremo qui ad esaminare solamente in quale misura la presenza del Corazza coinvolga la gioventù cattolica: se cioè dobbiamo considerare il suo come l’atteg- giamento di un isolato, oppure se si possa parlare di una comune posi- zione antifascista dei giovani aderenti all’associazione. Il Cavalli ha già dato una risposta al proposito ricordando come accanto al Corazza, nella battaglia che vide opporsi la popolazione dell’Oltretor- rente e del Naviglio al tentativo fascista di occuparè la città, vi fossero altri giovani di quello stesso circolo “Domenico Maria Villa”, che lo aveva tra i suoi soci (1). Si tratta di Luigi e Giuseppe Mori, Arnaldo Colli, Arturo Belledi, Mario Caffarra, Attilio Manelli, Arturo Tagliavini, Primo ed Angelo Azzi: quegli stessi cioè che si erano recati poco tempo prima a Cremona a rappresentare Ì cattolici di Parma in una manifesta- zione di protesta contro le violenze fasciste, che in quella città erano culminate con l’assalto alla casa del Miglioli. L'atteggiamento dei fascisti d’altra parte dimostra chiaramente come costoro individuassero nei circoli della gioventù cattolica un avversario da battere. Durante le “cinque giornate”, infatti, non solo vennero devastati gli uffici dell’Unione del lavoro e della Federazione delle Casse rurali cattoliche, ma vennero colpiti anche i circoli giovanili. In un convegno tenutosi il 27 agosto, Zurlini, presidente del circolo ‘‘G. Borsi”, lamentava la chiusura dei locali del suo circolo per timore delle violenze; Riccardi di Vigheffio a sua volta dichiarava che le associazioni di campagna erano lasciate troppo sole ed indifese, ed alla sua denuncia si associava Ferrari di San Leonardo (2). Che non si trattasse solo di apprensioni e paurè esagerate lo possiamo arguire da un articolo del giornale fascista di Parma. La Fiamma il 12 agosto, dopo aver parlato della distruzione in città dei principali “covi della delinquenza rossa”, aggiunge: “E per debito di generosità non vogliamo dimenticare neppure gli stenterelli del “pipi”, questi ineffabili gesuitelli, che da un po’ di tempo facevano la vocetta grossa credendo di impressionarci, e che oggi piagnucolano sulle rovine del loro circoletto”. Oltre ad una conferma delle avvenute distruzioni, viene qui espresso il motivo per il quale queste furono compiute: si rimproverano in sostan- za alla gioventù cattolica le prese di posizione ostili nei confronti dei fascisti che erano apparse, specialmente nel giugno © nel luglio dello stesso anno, sul giornale diocesano, riconoscendo con ciò che proprio in seno alle associazioni giovanili queste avevano ottenuto il maggior Con senso. 51

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