Barricate a Parma_ocred

S2 Polemiche fra il giornale cattolico ed i fascisti si erano avute già nel 1921 quando il nuovo movimento, che anche a Parma era sorto nel 1919, cominciò a far sentire la sua presenza, ma è col 1922 che queste diventano molto accese. Don Del Monte, direttore del giornale, scrive il 3 giugno su Vita nuova: “Siamo stati contro il fascismo sino dal suo nascere. Anche quando molti dei nostri non nascondevano la loro sim- patia per esso. Siamo stati contro, perché ritenemmo che il fascismo, per i principi su cui si basa, fosse anticristiano ed antiitaliano”. La Fiamma, conferma l’esistenza di questa opposizione profonda notan- do: “... basta leggere La Giovane Montagna e Vita Nuova: con un gesuitismo che non sconfessa il prete mestierante, si sputacchia la bava di questi immondi rospi su di noi; si diffama con forma viscida e schifo- - sa il più puro ed il più nobile fascista d’Italia definendolo schiavista, agrario, anarchico, reazionario” (3). L’11 luglio poi, nell’articolo ‘“Bol- scevismo nero”, attacca duramente i cattolici considerandoli ancora più pericolosi dei “rossi”. A questi articoli risponde mons. Enrico Grassi: “Non ci ingannammo dunque quando ci mettemmo in guardia contro il fascismo. Ora non possono più ingannarsi nemmeno gli altri. Il fascismo non solo è violen- to, brutale, antiliberale ed antidemocratico, agrario, schiavista, oppres- sore, ma è anche blasfemo ed anticlericale” (4). Vita nuova in quel tempo era l’organo dell’azione cattolica di Parma e tale atteggiamento di ostilità al fascismo non poteva non influenzare le posizioni dei dirigenti della gioventù cattolica. Va notato tuttavia che accanto alla posizione rigida ed intransigente che si ispira al Del Monte, nel giornale coesiste la posizione molto più prudente dell’assistente ec- clesiastico della Federazione giovanile, il canonico Quaretti. E’ vero che nel 1922, quando era in corso la polemica di cui abbiamo parlato, egli ricordava: “Data poi l’opposizione diretta di programmi, di metodi, di intenti tra i partiti estremi e le nostre organizzazioni non è possibile assolutamente appartenere insieme ai nostri circoli e militare nel partito fascista 0 comunista. L'esclusione è assoluta e senza eccezioni”’(5). Questa affermazione non va però sopravvalutata; in essa viene ripetuto per ciò che riguarda l’incompatibilità tra azione cattolica e fascismo, quanto era stato stabilito all’inizio del 1921 dal Consiglio Regionale Emiliano (prov. di Modena, Reggio, Parma, Piacenza) della gioventù cattolica. Nel canonico Quaretti non era viva come nel Del Monte l’i stanza civile e politica; egli al contrario poneva in primo piano la neces- sità della formazione di coscienze integralmente cristiane e tendeva a riaffermare il carattere apolitico dell’associazione. Richiamava perciò i giovani al programma del fondatore della società della gioventù cattolica, l’Acquaderni, ricordando come questo suggeri- va la devozione alla Santa Sede, lo studio della religione, la vita cristiana e l’esercizio della carità. In particolare insisteva sulla necessità della disciplina e dell’istruzione per la cui mancanza diceva: ‘‘tanto è svisato il concetto di azione cattolica, da volerla ostinatamente confondere con l’azione politica e farla quasi combattiva azione di partito” (6). Si face- va dunque sostenitore di quella che è stata giustamente definita la “‘poli- tica della politicità”, consistente in sostanza in un cedimento ai fascisti in quanto questi non chiedevano ai cattolici altro che essi non si occu- passero di politica. Si allineava così alla tendenza che si veniva affermando in campo nazio- nale e nello stesso tempo era spinto su questa posizione dalla preoccu- pazione per le defezioni che si registravano tra le file della gioventù cattolica. Veramente due mesi dopo le giornate dell’agosto il Quaretti, in un suo articolo, tende a minimizzare il fatto scrivendo: ‘Non vi turbate. Quelli che vi abbandonano non sono nostri, e forse non lo furono mai’ (7), ma una testimonianza successiva del presidente della Federazione giovanile, Pettenati, ci conferma l’esistenza e la gravità del fenomeno. Il 15 marzo 1924 quest’ultimo infatti scrive su Vita Nuova: “Nel ’19, °20, ’21 alcuni si iscrissero per combattere il bolscevismo, poi nel ’22 e °23, se ne andarono e sono nostri avversari”. I giovani dell’azione catto- lica di Parma nel ’22 si vedono dunque proporre due programmi: da una

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