Barricate a Parma_ocred

poteri e fece occupare dalle truppe regolari l’Oltretorrente (4). Qui i soldati demolirono le trincee “abbandonate senza opposizione dai Sov- versivi”. Il giornale volle così dare all’occupazione militare un significa- to ad un tempo antisocialista ed antifascista. Se infatti riportò la calma hei borghi ribelli, impose anche ai fascisti la ritirata. A suffragare la tesi il Corriere affermava che Balbo ‘poiché all'occupazione militare della città non erano seguiti il sequestro delle armi e l’arresto dei facinoro- si... aveva rotto i rapporti con l'autorità politica” (5). Il Corriere stesso comunque fa nascere dei forti sospetti sulla “imparzialità” delle auto- rità. Prima di tutto la politica del ‘lasciar fare” quando ventimila uomi- ni armati invadono una città è già una chiara presa di posizione. Poi la successione cronologica dei fatti ricostruita anche attraverso il solo Cor- riere, di tendenza chiaramente antisocialista, conferma, secondo me, il filofascismo delle autorità. Se Balbo, infatti, si arrogò il diritto di porre un ultimatum al prefetto, minacciando “di sostituirsi all’autorità dello Stato per ristabilire l’ordine, se la vita non avesse ripreso il suo corso normale” (6), le autorità dal canto loro chiesero agli insorti per mezzo del presidente della Deputazione provinciale di demolire le trincee (7): la smilitarizzazione ovviamente avrebbe significato via libera ai fascisti. Poiché gli insorti non accettarono la proposta, la sera stessa del 4 agosto le truppe occuparono le strade del quartiere della Trinità. Inaspettata- ‘ mente l’esercito solidarizzò con il popolo. Anche il Corriere riferì che la truppa fu accolta “da applausi e da grida inneggianti ai comunisti e ai fratelli soldati” (8). Balbo, indignato, ruppe i rapporti con l’autorità politica. Giunse però ad un accordo con l’autorità militare che promise la proclamazione dello stato d’assedio ed iniziò, secondo il giornale, la mattina del giorno 5 la demolizione delle trincee mentre i fascisti com- pivano opera di devastazione nella città (9). Nel pomeriggio Balbo con- vocò le squadre in Pilotta e, dopo aver riferito delle trattative corse con l’autorità militare, diede la libertà di abbandonare la città (10). A _mez- zanotte del 5 venne proclamato lo stato d’assedio. Dalla cronaca dunque emerge che i fascisti non riuscirono mai a sfonda- re nei quartieri trincerati e si sfogarono in azioni di rappresaglia; ma emerge anche che le truppe vennero usate dall’autorità sempre in fun- zione anti-insorti. Infatti la mancanza di resistenza all'occupazione ar- mata dei fascisti rivela che si temevano più gli insorti che i fascisti. Quando poi si constatò la seria preparazione militare degli insorti si volle evitare, con l’invio di truppe che presidiassero i borghi insorti, uno scontro aperto tra fascisti ed antifascisti. Probabilmente si temeva si verificasse un eccidio che avrebbe fatto molto rumore a livello nazionale mentre la tattica usata a Parma sarebbe diventata un esempio pericoloso di come condurre la guerra civile. Da ultimo lo stato d’assedio venne proclamato quando Balbo era già partito e si protrasse fino all’atto di pacificazione del 18 agosto. Si tenne cioè sotto controllo la città perché evidentemente era diffusa la preoccupazione che il movimento si esten- desse nelle campagne 0 nelle province vicine. Si spiegherebbe, col timo- re del contagio, perché il Corriere diede all’avvenimento lo stesso rilievo con il quale furono presentati tutti gli altri scontri fascisti e antifascisti di quel mese. L’Avanti! , quotidiano del Partito Socialista Italiano ci aiuta a rintrac- ciare una nuova interpretazione dell’occupazione fascista. Essa per il giornale non fu causata dal proposito di punire gli scioperanti, ma dalla necessità per il fascismo di togliersi la spina di Parma dal fianco. Infatti Parma era l’unica città della pianura Padana rimasta impermeabile alla azione di fascistizzazione già iniziata tra la fine del ’20 e l’inizio del 21. Fernando Santi, cronista delle giornate di Parma sul quotidiano, scrive- va al proposito: “Pgrma è l’unica città della zona padana dove si respira ancora, dove si può ancora liberamente circolare, ove la libertà non è ancora diventata un mito. Parma è una spina nel cuore del fasci smo” (11). Per l’Avanti! i fascisti avevano dunque organizzato una spedizione in grande stile per punire l’ostinato antifascismo della città e lo sciopero fu solo un pretesto del quale i fascisti si servirono per concretizzare una azione punitiva meditata da tempo. Le barricate nacquero dalla neces- di

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