Barricate a Parma_ocred
62 le «giornate» sulla stampa locale Non abbiamo mai creduto al mito dell’obbiettività della stampa quoti- diana, essendo essa troppo spesso portatrice di interessi particolari di fronte all’opinione pubblica. Non ci stupiremo quindi se esaminando il comportamento della stampa locale durante le giornate del ’22 ne sco- priremo le ben decise caratterizzazioni, tipiche degli schieramenti in lotta. Stralciamo dal volume di Castronovo “La stampa italiana dall’ Unità al fascismo” (Bari, 1970, pp. 322), il seguente illuminante passo ricavato dall’opera di Borsa ‘La libertà di stampa” (Milano, 1925): “... Si può dire che il pubblico abbia avuto appena una vaga e imperfettissi- ma idea di tutto ciò che è avvenuto nel 1921 e 1922. Le purghe di olio di ricino, le randellate, le spedizioni punitive, i bandi, le distruzioni e gli incendi delle cooperative, delle camere del lavoro, delle società operaie, si consumavano nell’ombra, talora colla connivenza delle autorità e tro- vavano appena cenni fuggevoli, attenuati, deformati, nella cronaca dei nostri maggiori giornali. .. La stampa italiana, fatte poche onorevoli eccezioni, aveva disertato il campo; aveva tradito la sua missione. . . I corrispondenti provinciali erano messi ad una dura prova. Non potevano riferire la verità ai loro giornali. I fascisti locali li tenevano d’occhio e li minacciavano. Spesso essi stessi preparavano loro il pezzo che dovevano mandare. . .?°. i I fatti sono noti. Proclamato ai primi d’agosto da parte dei lavoratori uno sciopero generale per ottenere il ripristino della legalità statutaria, un numero strabocchevole di fascisti calò a Parma per “imporvi l’ordi- ne”; di fronte alla decisa resistenza in alcuni quartieri (Oltretorrente in particolare; ma anche Trinità e borgo Valorio) i fascisti preferirono togliere l’assedio e andarsene con la scusa di aver investito dei poteri l’autorità militare al posto di quella civile, da essi giudicata ‘‘inefficien- te”. Da L'Internazionale del 19 agosto, articolato firmato dal De Am- bris, ricaviamo questa nota: ‘Parma è una piccola città ‘di 52.000 abi- tanti. Tolti i vecchi, le donne, i bambini, l’elemento borghese filofasci- sta e tutti coloro che non hanno voglia di rischiare la pelle, si può ritenere che le forze antifasciste in efficenza si riducessero a poche migliaia di persone”. Eppure questi pochi, con scarse armi a disposizio- ne e una sommaria organizzazione militare, seppero tener testa con partecipazione corale a un numero di almeno dieci mila fascisti forniti di ogni mezzo. Nostro compito sarà quello di ascoltare le varie testimonianze; e in ciò siamo abbastanza fortunati. La città, con un terzo circa degli abitanti che ha oggi, riusciva a mantenere diversi giornali politici, segno di una vivace partecipazione ai problemi politici e sociali. Per inciso, noteremo che l’abbondanza di pubblicazioni politiche periodiche rispondeva ad una tradizione risorgimentale che la dittatura avrebbe poi interrotto. Accanto alla Gazzetta, avevano il loro pubblico L’Idea, Il Piccolo, L’'In- ternazionale, La Fiamma, La giovane montagna, senza contare i fogli delle varie organizzazioni professionali. Un particolare importante, che fin d’ora ci pare opportuno rilevare, è che tutti i cronisti delle varie parti in lotta, sentirono la portata storica SERGIO DI NOTO
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