Barricate a Parma_ocred
dell’evento. Il fatto che entrambe le parti cantassero vittoria conferma l’importanza data alla lotta in uno scontro frontale tra due classi che già preannunciava la Resistenza. I fascisti dopo la ritirata affissero un mani- festo che diceva tra l’altro ‘“La battaglia è vinta su tutto il fronte. . . il bluff del sovversivismo. . . è stato duramente, inesorabilmente colpito”, (riportati in Gazzetta di Parma del 9 agosto); mentre i giornali democra- tici posero l’accento sull’importanza nazionale degli eventi. “La superba battaglia combattuta dai lavoratori di Parma con sì magnifico slancio, ha indubbiamente un interesse che supera i confini troppo angusti della nostra provincia” (L’Internazionale del 12 agosto); e il poeta Renzo Pezzani sulle stesse colonne, in un articolo intitolato ‘Gli ammaestra- menti di una vittoria”, esaltava lo spirito combattente del popolo di Parma. Ma passiamo in rassegna singolarmente gli organi di stampa loca- li per cogliere dal vivo, in modo necessariamente veloce, idee e impres- sioni di quei tragici eventi. Inizieremo con il giornale più tradizionale, la Gazzetta, espressione dei sentimenti della borghesia. Fssa dedicava tredici righe allo sciopero il 1 agosto; ma usciva su quasi due colonne nel numero del 2, avvertendo al contempo che “numerose squadre di camicie nere. . . in unione a quelle di città, giravano per le vie cittadine tenendosi pronte in attesa di ordini”. In generale, si rilevava che lo sciopero era fallito; mentre la presenza delle squadre era l’eviden- te negazione di quanto più sopra affermato. Nel riferire episodi spiccio- li, il giornale giungeva all’umorismo involontario riportando in chiusura dell’articolo la seguente notizia: “... Verso la mezzanotte, nei pressi della barriera Vittorio Emanuele, diversi brutti ceffi assaltarono alcune camicie nere rimaste isolate rubando loro il portafoglio e dandosi poi alla fuga”. Il terzo giorno si vituperava lo “sciopero iniquo” annunciando però che in centro tutto procedeva regolarmente. Anzi la città era imbandierata; ‘ solo “la concentrazione dei molti fascisti in città ha messo in massima agitazione l’Oltretorrente e il quartiere del Naviglio che ha passato la notte in continui allarmi, ‘mentre individui armati avevano vigilato sulle vie d’accesso a tali quartieri”. Il 4 agosto ‘il lavoro procedeva ovunque con la massima regolarità”; ciò non impediva tuttavia alle “squadre” di “tenersi pronte”; infatti il cro- nista si lamentava che “uomini, donne, fanciulli dei quartieri più popo- lari erano stati costantemente occupati a disselciare le strade, a rimuove- re i lastroni di granito dei marciapiedi” tra il lamentato assenteismo delle autorità statali. Stavolta il rilievo dato agli avvenimenti consisteva in quasi tre colonne. Il 5 agosto il giornale era costretto ad assumere decisa posizione di fronte alla gravità degli accaduti e sotto il titolo anodino “Due giornate di reazione: guerriglie e rappresaglie”, in sei colonne dava il resoconto degli avvenimenti, iniziando con un dramma- tico “Non si parla più di sciopero fra noi. Ma del tentativo di solleva- mento da parte degli elementi più torbidi, i socialcomunisti, annidatisi dietro le trincee del quartiere della Trinità”. Si dava come fatto naturale che “la città nostra ‘fosse’ ceduta dalle mani dell’autorità politica a quella fascista, che dispone di forze imponenti, armate abbondantemen- te, con mezzi rapidissimi di locomozione a giovani arditi e pronti a tutto”. Ciononostante il tentativo di assalto al quartiere della Trinità era “rinunciato perché l’impresa si presentò assai ardua”. La prepotenza di Balbo (anzi del “dottor Balbo” come veniva rispettosamente chiama- to) si giustificava con l’indifferenza delle forze dell’ordine di fronte alla “sovversione rossa” (“le autorità si sono fatte giuocare dai bolscevichi scioperaioli’’). I proclami dei fascisti erano riportati per intero; i tentati- vi di mediazione del consigliere Faraboli assalito dai fascisti e messo in salvo da un camion della polizia, provocò anzi la seguente curiosa anno- tazione: “Il tiro birbone non sfuggì ai fascisti e dato il ‘Fascisti a noi! ” fu un rincorrere il camion, ma l’inseguimento riuscì vano”. Analoga- mente, i passi compiuti per la pacificazione dal presidente della provin- cia Maestri, chiamato ironicamente “la fortunata colomba”, permetteva al cronista di esprimere il suo sdegno verso le trincee dell’Oltretorrente “formate oltre che dalle pietre dei marciapiedi, anche con i banchi tolti dai quartieri scolastici e dalle chiese, magari dopo aver avuto la benedi- 63
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