Barricate a Parma_ocred
in istrada; da quella di Ghisolfi è stato invece portato in piazza e incen- diato. Dallo studio di Albertelli completamente devastato è stata rileva- ta” (si noti la finezza! ) “una macchina da scrivere che è passata al comando fascista. Sono continuati... gli atti di rappresaglia contro gli uffici e le case di taluni cittadini come sospetti di sovversivismo. E così lo studio e la casa dell'avv. Gustavo Ghidini e gli studi del rag. Argenzia- no e degli avv. Grassi € Baracchini”; e l’elenco potrebbe continuare. Non si deve, tuttavia, dimenticare che diversi individui colsero l’occasio- ne per indirizzare vendette private nei riguardi di alcuni professionisti: la città era appena uscita da un clima di tensione culminante nel proces- so Lusignani-Candian con sottofondo vivacemente politico, e che i più noti professionisti dell’epoca, (proprio quelli sopra citati), erano avVer- sari del Lusignani di sentimenti fascisti e sconfitto al processo. Il lunedì 7 agosto (i giornali non uscivano la domenica) veniva infine dato in sordina l’annuncio della smobilitazione fascista sotto il titolo “Per il ritorno della calma”. Si riferiva che “di fronte agli sbarramenti compiuti dalle truppe, i fascisti non intendevano aver conflitti con esse, perché l’esercito è l’unica cosa che sia rimasta sana € intatta e ad esso i fascisti sono legati da profondi ricordi di guerra”. Quindi affidato l’ordi- ne pubblico all’autorità militare, tra grandi urla di vittoria i fascisti riprendevano la via di casa. Se abbiamo riferito con una certa estensione i commenti della Gazzetta di Parma è perché ci troviamo di fronte a due considerazioni. La prima, alquanto stupefacente, è che il periodico fascista La Fiamma, organo della locale federazione fascista, nel suo numero del 12 agosto sotto un trionfale titolo ‘“Giornate di battaglia e di vittoria” (sottotitolo ‘Eja! ”) dava la sua versione degli avvenimenti. Ebbene, la cronaca è copiata integralmente, otto colonne su otto, dalla Gazzetta di Parma, (numeri dal 3 al 7 agosto). Plagiati persino gli errori di stampa, si deve pertanto concludere o che alla stampa fascista mancasse un cronista O che la versione fornita dal massimo giornale locale godesse di tutte le simpatie per essere trasferita senza il cambio di una virgola, sul giornale fascista. L'articolo di fondo, abbondava di locuzioni e aggettivi dannunziani: “i foschi bagliori”, “la sfolgorante giovinezza”, ‘a marcia radiosa” ovvia- mente del fascio, “le bandiere littoriche”, il “metro cubo di sterco” che erano gli avversari politici i cui parlamentari venivano sempre detti “i disonorevoli”. Ma tra le righe si polemizzava con gli avversari, i quali consci del successo ottenuto, ribadivano il loro diritto a vedersi ricono- sciuta la vittoria. La seconda considerazione è che la stampa democratica non poté pre- sentare ai lettori una versione reale e immediata dei fatti perché o le tipografie erano state devastate e rese inagibili per diversi giorni (è il caso del Piccolo), 0 perché i giornali incontrarono difficoltà enormi nella distribuzione. Sappiamo da fonte sicura (‘“Gazzetta” del 4 agosto) che una ordinanza fascista diffidava “i rivenditori e le edicole a vendere i giornali “Avanti! , Piccolo, Internazionale, Paese, Mondo e altre simili porcherie”. i Se esaminiamo dall’altra parte il comportamento della stampa democra- tica, troviamo toni di moderazione. Cominciamo con il quotidiano Il Piccolo. Lungi dal voler incitare alla rivolta, il numero del 3 agosto invocava il ristabilirsi dell’ordine € della legge in Italia: l’articolo consi- derato che il proletariato da due anni era ‘battuto e calpestato” dalla violenza fascista, riaffermava la legalità dello sciopero per garantire lo esercizio delle libertà costituzionali. Prevaleva il tono generale che le forze della sinistra unita erano bene intenzionate a difendersi, ma non ad attaccare. E ne era prova che mentre ogni attacco dei fascisti era vigorosamente deplorato, ogni intervento della pubblica autorità ciyile per ristabilire l'ordine era salutato amichevolmente. Nel numero del 4 agosto, mentre una parte notevole dell'articolo (pubblicato in prima pagina su sei colonne), riportava particolari sulle distruzioni operate dai fascisti, si ribadiva ancora una volta che era il proletariato a difendersi “dalla più barbara reazione che per giunta è la più ignorante in quanto è condotta da un esercito di villani, senza cultura, senza animo, senza intelligenza”. Poi la notte del 5 agosto vi fu la devastazione della tipo- 65
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