Barricate a Parma_ocred

torrente a non opporre alcuna resistenza onde evitare più feroci rappre- saglie”. (L’Idea, 12 agosto I 922). Gli esponenti delle organizzazioni sindacali e Guido Picelli decisero allo- ra di resistere ad oltranza (v. U. Balestrazzi, Le giornate di Parma dello agosto 1922, Parma, Eco del Lavoro, 1957). Quando il comitato scese nei borghi per comunicare agli operai le gravi notizie e per mettersi a loro disposizione, trovò questi già intenti a © disselciare le strade, ad elevare ostacoli. Intanto i fascisti, dopo aver sfondato le porte del Circolo dei ferrovieri, avevano appiccato il fuoco ai locali; nel medesimo tempo il Naviglio subiva un ennesimo attacco. Gli Arditi del popolo erano al loro posto, nelle trincee, nelle case, sui tetti, mentre la massa approntava le prime opere di difesa e di sbarra- mento, nel timore che i fascisti intendessero assalire anche l’oltretorren- te: “Chi aveva un’arma, chi comunque sentiva di poter essere utile era uscito di casa... accanto allo scamiciato e talvolta scalzo abitante dei borghi, l'impiegato ed il professionista. . .”. (L’Idea, 1/2 agosto 1922). Il lavoro per il rafforzamento delle opere di difesa continuava febbrile: le trincee sorgevano in poche ore, alcune delle quali perfette, del tutto simili a quelle sorte pochi anni prima sul Carso, altre difettose ed in- complete, fatte dai volontari e dai coscritti che copiavano male dai primi, ma che desideravano essere utili. Essi sapevano che sbarrando la strada, elevando fossati avrebbero impedito al nemico l'irruzione in massa. A questo scopo tutto venne utilizzato, dai vecchi mobili ai car- retti, ai banchi di scuola e di chiesa. Tutti i luoghi in breve si trasforma- rono in veri e propri campi trincerati: vennero stesi reticolati per fante- ria e per cavalleria per ritardare la marcia degli avversari nel caso avesse- ro sfondato. Nelle case si lavorava febbrilmente: si preparavano proietti- li di ogni specie; sui solai, agli ultimi piani e sui tetti si preparava acqua bollente. Mentre la popolazione si dedicava a tali opere di difesa, i comitati provvedevano all’organizzazione dei diversi servizi: medicazione, ap- provvigionamento e distribuzione dei viveri. Tutti i borghi erano guarda- ti dalle vedette; tutti gli sbocchi dai quali avrebbero potuto entrare i fascisti erano presidiati, così come le prime opere di difesa nelle vicinan- ze dei ponti e delle barricate. In questo frangente fu collaudato il sistema ideato da Guido Picelli. Egli aveva promosso la formazione di un corpo di Arditi del popolo, al quale aderirono, comunisti, socialisti, cattolici e sindacalisti rivoluzionari. “Il corpo degli Arditi del popolo fu un risultato politico di notevole impor» tanza” ha affermato Mario De Micheli (Barricate a Parma, Roma, Ed. Riuniti, 1960, p. 140.) perché creava finalmente una base unitaria d’in- tesa fra tutti gli antifascisti. Il quadro organizzativo ideato da Picelli era il seguente: la città veniva divisa in settori, nei settori agivano squadre dipendenti da un caposettore, questi ultimi erano coordinati da un direttorio. In tal modo fu possibile avere un quadro completo della situazione dei vari quartieri della città e fu più facile ottenere un collegamento fra di essi. 4 AGOSTO, VENERDI” All’alba tutti gli uomini dei quartieri popolari erano armati. Le squadre composte e completate; ognuna aveva il suo capo; funzionavano le ve- dette, le piccole guardie e le grandi guardie. Ed ecco come L’Internazionale, organo dei sindacalisti rivoluzionari rievoca quei momenti: “Il Comando generale ha ordinato di sostenere il primo attacco e di passare fulmineamente alla controffensiva. Si attende l'attacco: tutte le donne sono in casa al loro posto da dove combatte- ranno. Gli uomini sono in trincea con le armi spianate. ... L'attacco non viene”. (L’Internazionale 8 agosto 1922). In realtà si cominciò a sparare verso le dieci del mattino, dopo alcuni assalti di breve durata al Naviglio ed uno all’Oltretorrente. L'assalto all’Oltretorrente fu tentato dalla sinistra del Ponte Caprazzucca davanti a Borgo delle Carra. I trinceristi operai presero di mira gli aggressori e li costrinsero a ritirarsi e ad abbandonare la posizione. Durante lo scontro 73

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