Barricate a Parma_ocred
venne colpito da parte operaia il meccanico idraulico Corazza Ulisse, consigliere comunale di parte popolare. Intanto dalla torre di S. Paolo, da alcune case di via Cavallotti e di via Parmigianino gli avversari sparavano in direzione di borgo del Naviglio. Data la difficoltà di individuare la provenienza esatta degli spari qualcu- no uscì dalle trincee 0 si espose sui tetti: due furono i morti, Nino Gazzola e Carluccio Mora. Alle undici intervenne l’autorità militare. I fascisti che avevano quasi circondato borgo del Naviglio, dopo un nuovo combattimento, per la resistenza incontrata, decisero di sospen- dere il fuoco fino alle quattordici, per lasciare il tempo all’autorità di occupare i quartieri. Alle dodici circa, tramite l'avv. Pancrazi alcuni rappresentanti delle or- ganizzazioni vennero chiamati a parlamentare col cav. Di Seri che a nome del questore doveva rendere edotti i rappresentanti degli operai della situazione che andava sempre più aggravandosi e della necessità di trovare una via di soluzione. Il colloquio avvenne a Barriera Bixio. L'autorità faceva sapere che era decisa ad intervenire energicamente da una parte, allontanando da Parma i fascisti, e dall'altra occupando mili- tarmente l’Oltretorrente ed il Naviglio. Assicurava inoltre che i quartieri popolari sarebbero stati guardati dalla forza pubblica per impedire even- tuali irruzioni di fascisti. Prima delle quattordici doveva essere presa una decisione. I rappresentanti operai si riservarono di riferire le comunicazioni al Comitato segreto facendo presente che a questo occorrevano garanzie assolute perché iî fascisti fossero tenuti lontani dai quartieri barricati ed allontanati da Parma. Anche l’avv. Tullio Maestri, Presidente della De- putazione provinciale recatosi fra i barricati si dichiarò propenso ad una soluzione di tal genere. Il Comitato inviò dei suoi rappresentanti in questura a conferire personalmente col comandante delle truppe, il co- lonnello Simondetti; egli dichiarò che era sua ferma intenzione difende- re la vita e la libertà dei cittadini. Il Comitato segreto dopo aver cono- sciuto l’esito del colloquio decise di lasciare entrare le truppe nei bor- ghi, ordinando ai difensori di accoglierle fraternamente. Due ore dopo il Naviglio acclamava ai soldati che compirono l’operazio- ne di isolamento del quartiere dal cerchio delle forze fasciste; così la battaglia, in borgo del Naviglio ebbe termine. Tuttavia mentre si svolge- vano le trattative con i militari per l'occupazione di borgo Torto, una colonna di fascisti tentò di penetrare nel borgo attraverso borgo Valo- rio. Le vedette che ne sorvegliavano l’entrata diedero l’allarme e tra le due parti avvenne una scaramuccia, infine i fascisti si ritirarono (L’Idea, 12 agosto 1922). Mentre si procedeva all'occupazione dei quartieri popolari, gravi notizie venivano diffuse sulle intenzioni dei fascisti. Si seppe che l'autorità era stata diffidata dal comando fascista a deporre il colonnello Simondetti. L’Oltretorrente che aveva accolto gli ufficiali ed il colonnello stesso con applausi, rimase in armi in attesa che la situazione si chiarisse, pronto a respingere eventuali attacchi fascisti. “Così anche la notte da venerdì a sabato passò agitatissima e fra conti- nui allarmi”. (L’Internazionale, 8 agosto 1922). All'ospedale muore Mussini ferito il giorno precedente in viale Mentana. 5 AGOSTO, SABATO La giornata di sabato fu caratterizzata dalle vendette. Le bande armate fasciste distrussero gli uffici degli avvocati Baracchini e Grassi, dell’ing. Guido Albertelli (socialista), del rag. Argenziano, dell’avv. Gustavo Ghi- dini (socialista) e del prof. Ghisolfi. Tentativi di distruzione avvennero contro gli uffici degli avvocati Candian, Pancrazi e Ildebrando Cocconi. Anche la sede del Partito Popolare e dell’Unione del Lavoro furono distrutte dalle bande fasciste. Un tentativo fu fatto anche contro la Camera del Lavoro sindacalista posta in borgo delle Grazie. Verso le undici un numeroso gruppo di fascisti comandato da Balbo, ottenuto il permesso di passare dal Ponte Verdi irrompeva in via Farnese giungendo all'altezza della Chiesa delle Grazie. Un altro gruppo tentò di scendere per via Tanzi, ma non vi riuscì per il pronto intervento delle vedette 75
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