VOL1_Tesi_con copertina

119 5. L’Atlante Sardi il diritto di cittadinanza 44 . L’Accademia rappresentava un luogo di discussione, di confronto e di dibattito culturale sempre aggiornato e aperto alle innovazioni che provenivano da ogni parte d’Europa. Continui erano i contatti con gli altri stati europei e in particolare con le accademie di Roma e di Parigi. Per testimoniare l’importanza che ebbe l’Accademia di Parma si ricorda la partecipazione ai suoi concorsi di artisti del calibro di Francisco Goya, che partecipò nel 1771 con Annibale vincitore che rimira per la prima volta l’Italia dalle Alpi arrivando però secondo, e di Felice Giani nel 1784, anche lui classificatosi secondo. Altro segno dell’importanza generale e del prestigio di cui godeva l’istituzione è ravvisabile nella ripresa della sue Costituzioni sia nella fondazione del Liceo Artistico di Caterina di Russia che in quella dell’Accademia di Milano voluta da Maria Teresa d’Austria 45 . Per incrementare e agevolare l’attività dell’Accademia venne istituita una Galleria-Museo in cui fu collocato materiale che fosse d’ausilio ai giovani artisti, i doni ricevuti dagli accademici in occasione delle loro nomine, i saggi di allievi premiati nei concorsi e le opere acquistate al fine di ricostituire la collezione di quadri farnesiani perduta dopo il 1734. Il primo importante tassello fu la Madonna del San Girolamo del Correggio, cui seguirono numerose altre opere 46 . Alle opere moderne dal 1760 si affiancarono anche reperti antichi, ossia i reperti ritrovati nel sito romano di Veleia sull’Appennino piacentino. Questo sito, scoperto nel 1747 a seguito del ritrovamento fortuito della tavola bronzea degli Alimenta di Traiano, portò alla luce bronzi figurati, arredi, medaglie, dodici statue marmoree appartenenti al ciclo giulio-claudio e iscrizioni lapidee 47 . Queste istituzioni eranoospitatenel PalazzodellaPilotta, riattatoper l’occasione. In esso a partire dal 1769 48 trovò posto anche la Reale Biblioteca Parmense, oggi Biblioteca Palatina, fondata grazie alla munificenza del duca, alla volontà politica di Du Tillot e all’opera di Paolo Maria Paciaudi (1710-1785). Proprio a quest’ultimo, religioso teatino di origine piemontese, si deve in misura maggiore l’impianto di tale istituzione culturale. Già incaricato di soprintendere il Museo d’Antichità, fu nominato infatti anche bibliotecario nel 1761 e dispose l’organizzazione e l’ordinamento dei libri sulla scorta di quanto osservato nelle più innovative biblioteche francesi da lui visitate in precedenza. Il materiale documentario acquisito mirava a precisi intenti culturali e politici e riguardava sei discipline fondamentali: teologia, nomologia, filosofia, storia, filologia e arti liberali, a riprova dell’importanza data anche agli studi tecnici e scientifici oltre a quelli classici e umanistici. L’importanza di questa istituzione fu aumentata dalla sua apertura al pubblico; in orari stabiliti poteva essere infatti frequentata da studiosi e da tutti coloro che volevano approfondire le proprie conoscenze 49 . Il patrimonio librario diventava così appannaggio di tutti e usciva dalla logica del possesso esclusivo da parte della corte che lo utilizzava solo come vanto a dimostrazione del proprio potere. Su segnalazione di Paciaudi giunse a Parma nel 1768 il tipografo Giambattista Bodoni (1740-1813). Egli divenne direttore della Stamperia Reale e nel 1776 fu nominato accademico d’onore. Considerato il maggiore interprete dell’arte tipografica neoclassica, produsse numerosi volumi nell’ambito di corte che arricchirono il patrimonio documentario della Biblioteca, oltre a tutti gli atti dell’Accademia 50 . La portata innovativa della riforma culturale intrapresa in quegli anni a Parma non si limitò alla creazione delle nuove istituzioni culturali sopracitate, ma passò 44 P ellegri M., 1996, p. 242 45 A llegri T assoni G., 1979, p. 194 46 F ornari S chianchi L., 1996, p. 162 47 M arini C alvani M., 1996, p. 209 48 La biblioteca fu fondata nel 1762 e aperta al pubblico nel 1769. ( C anali G., S avi V., 1978, p. 207) 49 F arinelli L., 1996, p. 215 50 A llegri T assoni G., 1979, p. 192

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