VOL1_Tesi_con copertina

126 5. L’Atlante Sardi sul tessuto urbano. Ad esempio si intervenne in Borgo delle Colonne e Borgo Santa Caterina. Furono sistemati i complessi degradati, rettificati i segmenti stradali e uniformati i profili regolatori degli isolati. In generale le opere principali riguardarono il rifacimento e l’allineamento delle facciate, senza rinnovamenti architettonici e funzionali degli edifici, ma privilegiando solo il decoro estetico. Per regolare gli interventi sulla città fu istituita nel 1767 una apposita commissione, la Congregazione degli Edili. Si trattava di una istituzione con prerogative più operative che consultive, dipendente direttamente dal Duca ed organizzata dividendo la città in quattro quartieri, ognuno dei quali aveva un Deputato di riferimento. Oltre a questi deputati vi erano un sovrastante alle strade e un perito. La Congregazione aveva funzione di controllo dei fabbricati e della città in generale, in riferimento al degrado statico ed estetico, agli interventi posti in essere sugli edifici e alla manutenzione delle strade. Aveva altresì poteri di vigilanza sulla qualità dei materiali e sulle paghe dei lavoratori edili e di giudizio nelle controversie fra confinanti o tra contraenti in casi di compravendita 66 . Ogni intervento svolto in città doveva essere autorizzato dalla Congregazione, ad eccezione di lavori interni che non modificassero l’esistente. In modo particolare furono regolamentati e incentivati gli interventi sulle facciate con regolarizzazione dei fronti e allineamenti di cornicioni, prediligendo il decoro e la simmetria. Era richiesta uniformità tra i fronti che si affacciavano sulla medesima strada, sia che essi fossero contigui che situati sui due lati distinti. Per consentire una maggiore regolarità dei fronti fu vietata la costruzione di altane in facciata, consentendo al contrario una sopraelevazione dell’intero edificio. In questo modo si cercava di far fronte al problema della mancanza di alloggi. Per ovviare a questo problema furono inoltre consentite l’occupazione di nuove aree e la razionalizzazione dell’utilizzo degli spazi interni nei casi di ristrutturazioni. Più che ad una risistemazione funzionale interna, la priorità era però sempre data all’abbellimento esterno dei fabbricati; ogni intervento, anche interno, non doveva pregiudicare l’integrità estetica della facciata, anzi favorirne l’armonizzazione con gli edifici confinanti. Per incentivare la nascita dei grandi palazzi nobiliari, di cui Parma era scarsamente dotata, furono incoraggiati accorpamenti particellari con espansione dei proprietari più abbienti nei confronti dei confinanti dei quali potevano comprare le quote di proprietà, purché la proprietà originaria fosse tre volte superiore rispetto a quella che si intendeva acquistare. La Congregazione inoltre non si limitava a fornire le autorizzazioni ad interventi promossi dai proprietari privati, ma promuoveva essa stessa opere per il miglioramento dell’estetica cittadina, obbligando i proprietari a sistemare i propri edifici 67 . A fronte delle considerazioni sopra esposte, si può quindi affermare che oltre ad operare per singoli cantieri, elevati a simbolo della città e legati alle esigenze di rappresentanza della corte, il progetto urbano che in quegli anni si stava delineando era unico e organico, mirando ad armonizzare e modernizzare l’intera città. Du Tillot promosse infatti un disegno complessivo che potesse ispirare la città anche nella sua crescita futura, fornendo le linee guida per il suo sviluppo 68 . Questi intenti, visibili nelle opere realizzate e nella cartografia dell’epoca, possono anche essere ravvisabili nelle parole del Ministro stesso, esplicitate in una lettera alla Congregazione degli Edili nella quale afferma la necessità di redigere una «pianta generale di riedificazione, che abbracci non soltanto gli edifizi particolari, ma anche in generale tutti quelli della città medesima. […] Converrebbe pensare ad un nuovo progetto di Pianta con li rispettivi disegni che corroborato da Decreti Reali venisse a formare per l’avvenire una Legge stabile da approvarsi dalla Congregazione e da seguitarsi dai Sovrani successori» 69 . 66 C anali G., S avi V., 1978, pp. 214-216 67 D all ’A cqua M., 1986, pp. 78-84 68 F eliciati P., 1998, p. 40 69 Lettera alla Congregazione degli Edili del 5 luglio 1768. ASPr, Archivio del Ministro Du Tillot , citata in C anali -S avi 1978, p. 216 Fig. 8 Avviso concernente il nuovo stabilimento della Congragazione degli Edili del 3 marzo 1767 , a stampa, ASPr, Edilità dello Stato, b. 1, fasc. 1, sottofasc. III. (L’ossessione della memoria, 1998, tav. 27)

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