VOL1_Tesi_con copertina
134 5. L’Atlante Sardi con un plausibile programma di avanzamento generale dei lavori, che prevedeva il completamento delle operazioni prima nelle aree urbane e in quelle di pianura (di cui la carta di Colorno di Giuseppe Abbati rappresenta il prodotto principale), da sempre considerate le maggiori fonti di reddito. L’utilizzo dell’Atlante a fini catastali e censuari è confermato anche dalla sua importanza per il censimento degli immobili appartenenti agli enti ecclesiastici, fino ad allora esenti da tassazione, che il programma di riforme prevedeva di tassare. Il problema dei beni in manomorta era molto sentito allora e considerato una delle cause principali della crisi economica e finanziaria dello Stato, tanto che in alcune Memorie del 1765 si legge «Entrata S.A.R. il Serenissimo Signor Infante Don Filippo al pacifico possesso dei Ducati di Parma, Piacenza e Guastalla, ritrovò gli affari delle rispettive Comunità in un grave disordine, ed in una delle più deplorabili situazioni per la mole de’ debiti da cui erano gravate. […] Nell’assunto esame facilmente si comprese, che tanti debiti non procedevano solo dalle vicende dell’ultima Guerra; ma bensì in massima parte […] da due distinte cause, una, cioè, dalla immensità degli acquisti, che dopo la formazione degli ultimi Catasti si sono fatti dalle Chiese, e dagli Ecclesiastici, per cui, con essersi loro soverchiamente arricchiti, sono venuti in conseguenza a notabilmente impoverire i Laici; e l’altra dalla immunità reale, di cui anche per detti beni di nuovo acquisto, tuttoché tributarj, hanno abusivamente goduto le Chiese, e gli Ecclesiastici dove in tutto e dove nella massima parte: perlochè ne sono derivate conseguenze sommamente pregiudiziali ai Laici possessori delli restanti beni accatastati, sopra de’ quali con evidente duplicazione è ricaduto tutto il peso de’ pubblici carichi; e queste sinistre conseguenze, rese di tempo in tempo sempre maggiori, sono in oggi divenute intollerabili giacché le Chiese, e gli Ecclesiastici ormai assorbiscono la maggior, e la più fertile porzione de’ Terreni di questi Stati» 101 . Alla luce di queste considerazioni le mappe dell’Atlante diventano, al pari dei decreti per la soppressione dei conventi e per la limitazione del passaggio dei beni ad enti ecclesiastici ( Prammatica del 25 ottobre 1764), uno strumento per la lotta contro i privilegi della chiesa, consentendo di ricostruire precisamente il quadro dei possedimenti e determinare quanto sarebbe derivato in termini economici da una loro tassazione. Come espresso infatti nelle Memorie sopra citate, si voleva arrivare alla tassazione almeno dei beni di nuovo acquisto, per consentire giustizia ed equità come avvenuto in Piemonte e Lombardia 102 . L’utilizzo della cartografia di Sardi come base per l’individuazione dei possedimenti ecclesiastici è inoltre visibile in una sua rielaborazione in cui sono evidenziati con colore bruno tutti gli edifici di proprietà religiosa, in verde quelli ducali e in rosa quelli appartenenti ai laici. Questa planimetria, intitolata Piano della Reale e Ducale Città di Parma , è opera di un disegnatore anonimo e non se ne conosce la datazione precisa, ma, da un confronto con l’Atlante, si vede come questa ricalchi quanto disegnato da Sardi, indicando persino il Palazzo Reale in progetto e non lo stato di fatto. Quindi si può vedere come l’Atlante sia stato impiegato come strumento di indagine dei possedimenti cittadini, probabilmente anche per comprendere l’entità dei beni ecclesiastici e camerali e stabilire il loro peso in termini di introiti economici. Ma il tassello che ancora manca per dimostrare con certezza la valenza catastale dell’Atlante è il corpus documentario di corredo alle mappe costituito da sommarioni e indici alfabetici di proprietari che consentano di ricostruire il carico 101 ASPr, Decreti e Rescritti sovrani, Vol. 11-1765 102 «Il Raccorso delle Comunità mirava a due oggetti, l’uno di giustizia, e l’altro di equità. Chiesero in via di giustizia, che tutti i beni di nuovo acquisto, e descritti come beni tributarj nei pubblici Catasti, formatisi in occasione degli ultimi Compartiti generali, dovessero secondo l’originaria loro qualità di Collettabili soggiacere in avvenire al peso delle laiche imposizioni, lasciando nella loro immunità tutti li beni antichi, che le Chiese e le Opere pie possedevano prima dei detti Catasti, nel modo inteso, che fu dalla Santa Sede praticato per Milano e per Torno nei due Concordati degli anni 1741 e 1757». ASPr, Decreti e Rescritti sovrani, Vol. 11-1765
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