VOL1_Tesi_con copertina

1. La rappresentazione del territorio e della città 15 ampliata da Eratostene che la estese fino al Gange e al Nilo. Un avanzamento nella definizione dei sistemi di riferimento fu reso possibile da Ipparco (190-125 a.C.). Egli infatti, convinto della necessità di un sistema di inquadramento assoluto di derivazione astronomica per il corretto posizionamento dei luoghi sulla superficie terrestre, eseguì le prime misure di latitudine e longitudine di diverse città. In seguito ai suoi studi si sviluppò un nuovo metodo di rappresentazione cartografica, non più basato sui valori di distanza relativa (come per Dicearco e Eratostene) ma sui valori assoluti di latitudine e longitudine, arrivando anche a dividere la circonferenza terrestre in 360°. La conquista della Grecia da parte dei romani 8 comportò la fine della geografia classica greca. Il pragmatismo romano necessitava infatti di rappresentazioni cartografiche utili al governo del territorio e non di ricerche scientifiche non finalizzate ad un uso concreto. Con la continua espansione dell’Impero, la cartografia si rese indispensabile anche per ragioni militari e fiscali, poiché soltanto un preciso rilievo delle proprietà permetteva un preciso calcolo delle imposte. SI diffusero pertanto al seguito degli eserciti consolari figure specializzate, i mensori , agrimensori o gromatici , cui fu affidato il compito di misurare il territorio già appartenente all’Impero o annesso grazie a nuove conquiste, e ripartirlo tramite la centuriazione, ovvero un sistema basato su due assi principali, il Cardo in direzione Nord-Sud e il Decumano in direzione Est-Ovest, parallelamente ai quali venivano tracciati gli altri assi costituenti il reticolo tipico dell’organizzazione territoriale romana. Fra i gromatici più noti si ricordano Sesto Giulio Fontino (40-130 d.C.) e Balbo. A quest’ultimo si deve il coordinamento del primo rilievo catastale completo dell’Impero basato su inquadramenti geodetici, opera voluta da Cesare e portata a termine tra il 34 e il 20 a.C. durante il regno di Augusto. Le mappe realizzate in questo periodo si configurarono come una sommatoria di tanti catasti parziali, ognuno relativo a una colonia. Solo più tardi le carte vennero assemblate in un unico catasto generale. Si ha notizia del suo funzionamento ai fini della perequazione tributaria sotto Diocleziano (244-313 d.C.), epoca in cui raggiunse i più alti livelli di formazione, stima e conservazione. Il vero catasto romano prese quindi avvio nelle colonie; si trattava di un catasto geometrico particellare, composto da mappe e registri contenenti le informazioni su ogni particella e le sue variazioni nel tempo, dotato anche di funzione probatoria. Il disegno delle mappe avveniva tramite incisione su tavolette di legno 8 Per le cartografie sviluppatesi in epoca romana si è fatto riferimento a M igliaccio F., 2007, p. 4; M onti C., V itelli E., 1981, pp. 487-491; D occi M., M aestri D., 1993, pp. 17-34; V ernizzi C., 2004, pp. 34-35. Fig.1 Carta di Eratostene. III se. a.C. (http://it.wikipedia.org/)

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