VOL1_Tesi_con copertina
1. La rappresentazione del territorio e della città 16 spalmate di cera, fino alla stesura definitiva su tavole in legno ricoperte di bronzo, su pergamena o su tela. Venivano riportate anche informazioni testuali inerenti al terreno rilevato, quali ad esempio misure, confini, nomi dei proprietari, origine giuridica. Per quanto riguarda la città di Roma, i primi rilievi urbani furono ordinati da Augusto e Vespasiano. Le planimetrie erano basate su una vera e propria triangolazione di inquadramento e indicavano anche gli interni degli edifici. La prima pianta di Roma tracciata con criteri geometrici di cui resta testimonianza, sebbene ne siano pervenuti solo alcuni frammenti, è la Pianta marmorea di Roma o Forma Urbis 9 , risalente al III secolo d.C. Si tratta di 150 lastre di marmo che, affiancate, riproducono quasi tutta la zona edificata dell’Urbe, in una scala di rappresentazione vicina a 1:240. La pianta complessiva aveva dimensioni pari a 13 x 18 m ed era posta su una parete all’interno del Tempio della Pace. Data la ricchezza di particolari, la precisione e la presenza di nomi di località e di edifici pubblici, la sua funzione doveva essere a fini catastali e amministrativi. Di norma gli edifici sono rappresentati tramite una sezione del piano terreno riprodotta a fil di ferro (cioè attraverso un singolo tratto per indicare le murature), ma talvolta, soprattutto negli edifici di grandi dimensioni, viene individuato anche lo spessore murario. È un documento di eccezionale importanza sia dal punto di vista topografico, sia perché permette di conoscere i metodi di rilevamento dell’epoca. Dall’analisi di questa planimetria possono essere desunte anche le tecniche grafiche di rappresentazione allora in uso; si registra infatti la presenza di convenzioni e simbologie per riprodurre gli elementi costruttivi, mentre la semplificazione degli edifici varia a seconda della loro grandezza e destinazione. La produzione cartografica romana fu sostanzialmente limitata alle tipologie sopradescritte, quindi rappresentazioni catastali e rilievi finalizzati al controllo del territorio, mentre la cartografia scientifica venne tralasciata quasi completamente. Gli studi in questa direzione ripresero infatti solo sotto Traiano (98-117 d.C.). In questo ambito importante fu l’opera di Marino di Tiro che, riprendendo gli studi di Ipparco, inquadrò molte località, esprimendone la posizione in latitudine e 9 Per la trattazione della Forma Urbis si è fatto riferimento a D occi M., M aestri D., 1993, pp. 23-29; V ernizzi C., 2004, pp. 38-39; Stanf or d Digital For ma Ur bis Romae Pr oj ect <ht tp:// formaurbis.stanford.edu/> ; M archetti L onghi G., Forma Urbis, in Enciclopedia Italiana, 1932 <http://www.treccani.it/enciclopedia/forma-urbis_(Enciclopedia-Italiana)/> Fig. 2 Frammento della Forma Urbis Romae. III sec. d. C. (http://www.telegraph.co.uk/ )
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