VOL1_Tesi_con copertina
1. La rappresentazione del territorio e della città 19 coste, delle isole e dei porti, nonché le rotte di navigazione. Non erano basate su un sistema di riferimento di coordinate, ma su un reticolo facente capo a una o più rose dei venti. Erano carte essenziali, che riproducevano i punti di interesse tramite convenzioni grafiche e, nonostante fossero frutto di metodologie empiriche, presentavano una buona precisione nel riprodurre angoli e distanze. Ne sono un esempio l’ Atlante Catalano , realizzato nel 1375 dal cartografo Abraham Cresques, e la Carta Pisana, che riproduce il bacino del Mediterraneo e parte dell’Oceano Atlantico dal Nord della Francia alla Gran Bretagna. L’accuratezza delle carte portolaniche era molto superiore a quella delle rappresentazioni relative all’entroterra. Le riproduzioni delle zone interne erano infatti quasi del tutto assenti e limitate a figurazioni pittoriche di città, desunte dai grandi affreschi a carattere religioso, in cui i centri urbani fungevano da sfondo alla scena. La città era rappresentata in forma simbolica, senza alcuna pretesa di rispondenza alla realtà. Gli edifici si affastellavano gli uni sugli altri, dando maggior importanza alle parti verticali, in una commistione di metodi di rappresentazione differenti. Le dimensioni e il grado di dettaglio non erano commisurati alla grandezza reale o alla distanza dal punto di osservazione, ma variavano in base all’importanza gerarchica, alle informazioni da trasmettere e allo spazio disponibile. Un’innovazione nel modo di rappresentare l’abitato si ebbe con Cimabue 13 (di cui si hanno notizie dal 1272 al 1302) e Giotto 14 (1267-1337). Nei loro affreschi le architetture non erano di invenzione, ma riproducevano un tessuto urbano realmente osservato. A differenza della maggior parte delle figurazioni medievali, nelle quali la realtà era generalmente permeata e trasfigurata dallo spirito religioso dell’autore e/o della committenza, in questi dipinti la realtà appare davvero osservata. Anche le architetture riprodotte quindi non sono frutto di mera invenzione o di rielaborazione simbolica, non sono soltanto architetture allegoriche che rinviano a un significato ulteriore, ma discendono dalle città stesse, così come apparivano alla vista di chi vi trascorreva la sua vita quotidiana. Valga come esempio l’ Ytalia 15 di Cimabue, affrescata in un’unghia della crociera fra la navata e il transetto nella Basilica Superiore di Assisi. L’affresco rientra nel ciclo degli Evangelisti, rappresentati in associazione al paese in cui avrebbero composto i Vangeli, identificato tramite una città. Si possono così osservare le raffigurazioni di Gerusalemme, Corinto, Efeso e Roma, cui sono associati rispettivamente gli evangelisti Matteo, Luca, Giovanni e Marco. Focalizzando l’attenzione su Roma, si vede come la città sia riprodotta fedelmente: vi si riconoscono il Palazzo Senatorio, grazie agli scudi con la scritta SPQR alternati agli stemmi Orsini, la basilica di San Pietro, il Pantheon e la Torre delle Milizie. Dal punto di vista compositivo gli edifici sono sovrapposti gli uni agli altri in un continuum spaziale non rispondente alla loro reale dislocazione planimetrica nel tessuto urbano, ma è la riconoscibilità degli elementi di spicco a costituire la portata innovativa di tale riproduzione. 13 Si è fatto riferimento a Cimabue, Cenni di Pepo detto, in Enciclopedia Treccani online <http://www.treccani.it/enciclopedia/cenni-di-pepo-detto-cimabue/ > 14 Si è fatto riferimento a T omei A., Giotto, in Enciclopedia dell’Arte Medievale, 1995 <http:// www.treccani.it/enciclopedia/giotto_(Enciclopedia-dell'-Arte-Medievale)/> 15 D e G irolamo G., L'Ytalia di Cimabue in < http://www.finestresullarte.info/La_nota/2012/02- ytalia-cimabue-assisi-evangelisti.php>
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy ODkxNTE=