VOL1_Tesi_con copertina

1. La rappresentazione del territorio e della città 22 Tra questi si possono indicare due modelli fondamentali: la veduta prospettica e quella a volo d’uccello 22 . La veduta prospettica si rifaceva alla prospettiva rinascimentale teorizzata da Brunelleschi e consisteva nella proiezione dell’oggetto su un quadro prospettico a partire da un punto di vista. Il punto di osservazione in queste illustrazioni non era mai fisso, ma si adattava alla geomorfologia del sito. La veduta a volo d’uccello prevedeva invece la realizzazione della pianta in modo che il tessuto viario risultasse correttamente leggibile, e la conseguente sovrapposizione dell’alzato in assonometria, con inclinazione sull’orizzonte tra i 30° e i 60 ° in modo da dare maggior profondità alla rappresentazione. Se da un lato la pianta era topograficamente abbastanza attendibile, dall’altro l’alzato era molto semplificato e privo di qualsiasi connotazione realistica: i tetti erano tutti a capanna, le torri fortificate delle mura erano cilindriche con cuspide conica, palazzi e castelli erano circondati da torri ravvicinate. Non c’era alcuna attenzione al carattere architettonico dei singoli edifici e solo le emergenze monumentali erano rese riconoscibili. Dal momento che il tipo di immagine prodotto con la proiezione prospettica non sempre era soddisfacente, in quanto solo una piccola parte degli elementi urbani poteva essere riprodotta a causa del progressivo schiacciamento dovuto alla convergenza verso le fughe, nella maggior parte delle figurazioni si preferì adottare il secondo modello. Un altro metodo era costituito dalla rappresentazione frontale del profilo della città, una sorta di sky-line. Diversamente dalle altre rappresentazioni, in questo caso il disegno era bidimensionale e gli elementi architettonici erano appiattiti sul piano orizzontale. Questo modello costituì una novità ed ebbe effetti rilevanti nella cartografia seicentesca. Un’innovazione della metodologia di rappresentazione è costituita dall’introduzione, nell’ultimo quarto del XVI secolo, della veduta pseudo- prospettica, più idonea a fornire un’immagine tridimensionale della città e di più facile interpretazione anche da parte di un pubblico più vasto. Si trattava di una sorta di combinazione tra la veduta prospettica e quella a volo d’uccello che, sfruttando il punto di vista molto alto, permetteva una lettura esaustiva della maglia viaria e del tessuto urbano complessivo, ovviando allo schiacciamento tipico della prospettiva tradizionale. Ne è un esempio la pianta di Roma realizzata nel 1593 da Antonio Tempesta. Questa pluralità di linguaggi di rappresentazione era abituale nelle immagini dell’epoca. La città è infatti un oggetto per sua natura complesso e quindi difficile da raffigurare esaustivamente in un’unica veduta, attraverso una sola metodologia di rappresentazione e da un unico punto di vista. Pertanto si produsse una moltiplicazione delle tipologie e degli orientamenti delle riproduzioni della stessa città in modo da poterne cogliere i molteplici aspetti. Gli artisti passavano spesso indistintamente da una metodologia di rappresentazione all’altra, cosicché non sempre è possibile individuare il modello usato. Da tutte le figurazioni però risultava escluso il modello zenitale, ancora prematuro per i tempi, ad eccezione dei casi isolati frutto del genio di Leon Battista Alberti (1404-1472) e Leonardo da Vinci (1452-1519). Diversamente dalle altre esperienze dell’epoca, che miravano quasi esclusivamente alla buona riuscita artistica, le loro opere sono frutto di precise misurazioni e pertanto risultano attendibili. All’Alberti si deve la Descriptio Urbis Romae, pianta zenitale di Roma che appare come risultato degli studi sistematici effettuati dall’autore nel campo del rilevamento urbano. Di Leonardo è invece la Pianta di Imola 23 redatta nel 1502. Si tratta di una carta superiore ad ogni altro prodotto cartografico dell’epoca per precisione e bellezza artistica. La città è inserita in una circonferenza e lo spazio compreso tra questa e il perimetro dell’edificato è dedicato alla rappresentazione dell’intorno urbano con indicazione di strade, case, corsi d’acqua e divisione dei campi. L’interno della città è topograficamente ben 22 D e S eta C. 1985, pp. 38-45 def iniscequesta t ipol ogiadi r appr esentazione “model l o tol emaico”. 23 Nella trattazione si è fatto riferimento a D occi M., M aestri D., 1993, pp. 104-109; V ernizzi C., 2004, p. 41

RkJQdWJsaXNoZXIy ODkxNTE=