VOL1_Tesi_con copertina

1. La rappresentazione del territorio e della città 47 mentre quello orizzontale era indicato dall’alidada posta sul quadrato orizzontale. Per garantire tale duplice lettura era necessario che l’asse verticale di rotazione fosse ortogonale al piano contenente il cerchio e che la rotazione del quadrato verticale fosse solidale a quella dell’alidada posta sul piano orizzontale. Il teodolite mantenne la struttura quasi del tutto invariata per circa due secoli, fino alla sostituzione dell’alidada a pinnule con il cannocchiale e del quadrato geometrico con il grafometro, il quarto di cerchio o l’ottante di Hadley. Un’innovazione fondamentale fu rappresentata dal teodolite di Ramsden, costruito tra il 1784 e il 1787, che fu impiegato per le operazioni di triangolazione tra Greenwich e Parigi del 1788. Tale strumento fu il risultato di accurati studi meccanici che portarono alla razionalizzazione degli elementi che risultarono così di minori dimensioni e meglio proporzionati. Aumentarono quindi anche la precisione, l’affidabilità e la maneggevolezza. Dotato di cannocchiale collimatore, consentiva di realizzare visuali precise a distanze molto elevate. Perfezionamenti ulteriori si ebbero nel XIX secolo, grazie alla meccanica di precisione che permise di realizzare teodoliti di dimensioni sempre più ridotte. Si passò progressivamente dai teodoliti ottico-meccanici con grandi cerchi a vista a teodoliti ottico-meccanici con cerchi nascosti, fino ad arrivare ai recenti teodoliti con componenti elettroniche. Per l’utilizzo del teodolite e dei suoi precursori, fondamentali erano la corretta determinazione delle visuali e le collimazioni dei punti da rilevare. Prima dell’invenzione del cannocchiale, lo strumento più usato a tal fine fu la diottra 69 , appunto strumento in grado di determinare una visuale come testimoniato dal nome greco δiοπτρα , composizione di διa “dia-“ “attraverso” e óπ “op-“ “vedere”. Nella sua forma più diffusa era costituita da un’alidada metallica, o regolo di mira, lunga qualche decimetro alle cui estremità erano inserite ortogonalmente due alette metalliche, dette pinnule, che fungevano da mire. La prima, detta oculare, era fissa e dotata di un forellino entro cui guardare, l’altra era mobile e dotata di una finestrella contenente due fili disposti a croce che materializzavano il punto di mira. Veniva applicata ad altri strumenti che necessitavano di collimare il punto da rilevare; in particolare fu largamente impiegata nella tavoletta pretoriana 70 , inventata nel 1590. Si trattava di uno strumento noto ai francesi come la Planchette e agli italiani come Tavoletta Pretoriana, dal soprannome del suo inventore Giovanni Richter detto Praetorius. Si ha notizia del suo uso già nel Seicento, ma ebbe maggiore diffusione a partire dal Settecento con la redazione dei nuovi catasti cartografici. Opera di promozione fu fatta da Jacopo Marinoni che la indicò come strumento principale per le operazioni di rilevamento dello Stato di Milano. La sua grande utilità risiedeva nel fatto che rendeva possibili operazioni di misurazione di angoli di direzione e il disegno in scala direttamente sul campo, motivo per cui fu uno degli strumenti più utilizzati sia per il rilievo urbano che territoriale. Tale strumento era costituito da una tavola in legno di forma più omeno quadrata (40 cm di lato) su cui era possibile poggiare il foglio per disegnare. Il sostegno a cavalletto, munito talvolta di livella torica, garantiva la perfetta orizzontalità del piano da disegno. Era dotato anche di bussola per orientare il piano secondo i punti cardinali. L’elemento fondamentale era la diottra, solitamente in ottone, lunga come la tavoletta e dotata di mire e di scala grafica di riduzione. Essa, ruotando sul foglio da disegno, permetteva di collimare il punto da rilevare inquadrandolo attraverso il mirino e di tracciare direttamente la linea di direzione. La riga graduata consentiva la riduzione della misura reale nella scala del disegno. Data la sua conformazione, era molto comoda per le misure orizzontali, meno per quelle verticali. Per ovviare a tale difficoltà fu perfezionata inserendo tra il piede e la tavola un giunto a ginocchio che permetteva la rotazione del piano della tavola per renderlo verticale. 69 D occi M., M aestri D., 1993, p. 35 nota 1 3; L udovico A., 1991, p. 125. 70 D occi M., M aestri D., 1993, p. 119; L udovico A., 1991, pp. 110-113, 123; C eneri A.M., 1749 Fig. 18 Parti costituenti il teodolite di Digges ( L udovico A., 1991, p. 122)

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