VOL1_Tesi_con copertina

55 2. Analisi storica dei catasti 2. ANALISI STORICA DEI CATASTI Per catasto oggi si intende un «complesso di documenti (atti, registri, elementi grafici, disegni) che descrivono tutti i beni immobili (terreni e fabbricati) situati in un determinato territorio» 1 . Il termine deriva dal latino capitastrum , ovvero un elenco nominativo di proprietari con la descrizione sommaria delle relative proprietà e con l’imposta corrispondente dovuta, oppure da accatastare, come sostenuto da Machiavelli, cioè dal modo di segnare i proprietari trascrivendone i nomi “accatastati” uno sotto l’altro 2 . Sin dal Medioevo la sua finalità è stata prevalentemente fiscale, con l’obiettivo di perseguire una tassazione più equa, basata su criteri di imposizione reale che tenessero conto delle caratteristiche oggettive dei beni posseduti, esulando da criteri esclusivamente personali, facilmente condizionabili da privilegi di classe. In modo particolare la formazione del catasto è legata all’imposizione della ricchezza fondiaria, funzione mantenuta fino ad oggi. Il catasto si impone inoltre come sistema di controllo del territorio e, soprattutto, della proprietà terriera da parte dello stato. Era infatti la terra il principale mezzo di produzione e quindi sorgente di ricchezza che stava alla base del potere politico e sociale 3 . L’accertamento della dislocazione delle terre relativamente ai possessori consentiva un forte controllo sociale e impositivo da parte del governo centrale. 2.1. I catasti descrittivi I primi catasti (noti col nome di estimi medievali) si diffusero in Italia in epoca comunale a partire dal XII secolo e furono perfezionati intorno al XV secolo per consentire un migliore controllo del territorio e una più equa ripartizione del carico fiscale. Si trattava di catasti descrittivi, privi di mappa, non basati su un rilievo topografico e su accertamenti dell’effettiva entità dei beni eseguiti da autorità competenti. Erano al contrario basati su denunce o “consegne” dei beni posseduti e del preciso ammontare del reddito dei beni stessi, fatte dai proprietari sotto giuramento, pena sanzioni quali il pagamento del doppio dell’imposta o la perdita del diritto di cittadinanza 4 , in caso di accertamento di false dichiarazioni. Venivano denunciati tutti i beni posseduti, ad eccezione di quelli strettamente necessari al sostentamento. Venivano indicati quindi beni immobili, mobili, ordinamenti colturali, appoderamenti. Si ritrovano anche denunce sulla composizione familiare e indicazioni di toponimi e antroponimi. Sulla base di queste denunce veniva compilato il catasto con la descrizione di ogni bene (da cui il termine catasti descrittivi) e il valore corrispondente; proporzionalmente a questo era poi stabilita l’imposta da pagare a carico di ogni cittadino 5 . Come nei moderni catasti, che sono redatti in contraddittorio con i contribuenti, anche in questo caso i cittadini interessati avevano a disposizione un certo lasso di tempo entro cui reclamare contro l’allibramento 6 se ritenuto ingiusto. Le mutazioni di proprietà invece, contrariamente a quanto avviene oggi, non venivano prontamente registrate, in modo da consentire l’aggiornamento progressivo del catasto, ma si provvedeva all’adeguamento dei registri ad intervalli di tempo variabili o quando ritenuto necessario, rinnovando interamente il sistema catastale. Questi erano documenti molto eterogenei per dati contenuti e per 1 Catasto, in Enciclopedia Treccani, <http://www.treccani.it/enciclopedia/catasto/> 2 L o B ianco A., 1939, pp. 3-4. 3 Z angheri R., 1980, p. VII 4 Catasto, in Enciclopedia Italiana, 1931 , < http://www.treccani.it/enciclopedia/catasto_res- f2be3639-8bac-11dc-8e9d-0016357eee51_(Enciclopedia-Italiana)/> 5 Catasto, in Enciclopedia Italiana, 1931 , < http://www.treccani.it/enciclopedia/catasto_res- f2be3639-8bac-11dc-8e9d-0016357eee51_(Enciclopedia-Italiana)/> 6 Calcolo dell’imposta da pagare sulla base del valore del bene, stabilito un tanto per libra d’estimo.

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