VOL1_Tesi_con copertina
56 2. Analisi storica dei catasti organizzazionestrutturaledalmomentochenoneranobasati sualcuna impostazione standardizzata. Variavano da comune a comune e spesso anche all’interno dello stesso comune erano diversi a seconda della zona in cui insistevano i beni o in base alla classe dei proprietari. Questi catasti non restituivano immediatamente un’immagine del territorio, ma riportavano lo stato del contribuente con l’elenco delle sue proprietà e delle relative descrizioni. Anche senza la presenza di una mappa, analizzando tali descrizioni si poteva risalire alla dislocazione dei beni sul territorio e quindi era possibile ottenere un’immagine derivata dello stato dei luoghi, anche se approssimativa. Da queste considerazioni si evince come l’obiettivo di questi documenti fosse puramente fiscale e mirasse alla redazione di un quadro aggiornato delle proprietà, senza tendere alla realizzazione di uno strumento funzionale anche al controllo e alla conoscenza del territorio. Uno dei primi catasti descrittivi, redatto in sostituzione dei precedenti estimi medievali che opprimevano con tassazioni inique i cittadini, fu il catasto di Firenze risalente al 1427. Fino all’inizio del Quattrocento, infatti, il sistema di tassazione della Repubblica fiorentina prevedeva l’imposizione di una somma globale a tutto il contado, da ripartire tra i vari comuni di cui si componeva, e successivamente tra i singoli contribuenti corrispondenti alle singole famiglie 7 . Nel catasto del 1427 l’unità di tassazione divenne invece il singolo fuoco o partita (corrispondente alla famiglia), con la quota di imposizione calcolata relativamente ai beni posseduti da ciascuna di esse. Tutti i cittadini della Repubblica fiorentina, compresi ecclesiastici e forestieri, erano tenuti a presentare denuncia dei possedimenti e tali dichiarazioni «dovevano essere fatte secondo unità di coltura, indicando la località in cui il fondo era situato, i confini, i fabbricati annessi, il nome del conduttore, il capitale di esercizio, il bestiame, la forma di conduzione e infine la rendita dominicale annua» 8 . Il catasto che ne derivò fu suddiviso in base alle categorie dei possessori; si registrano infatti il catasto dei proprietari “cittadini”, ovvero di coloro che godevano del diritto di cittadinanza della città di Firenze, il catasto dei proprietari “religiosi”, più lacunoso rispetto agli altri in quanto registrava beni esenti da imposta, il catasto dei proprietari “contadini”, cioè gli abitanti del contado, il catasto dei “distrettuali”, ovvero degli abitanti delle città sottoposte al dominio fiorentino e dei rispettivi dintorni, il catasto dei “forestieri” e infine quello dei “privilegiati”, cui facevano capo proprietari sottoposti a particolari esenzioni 9 . Le denunce non sempre corrispondevano alla realtà e spesso i beni accatastati erano inferiori a quelli posseduti per timore di una tassazione elevata. Mancando uno schema precostituito dei registri catastali che consentisse una uniformazione e una riduzione a categorie uniformi di beni, ognuno era descritto testualmente e si riscontrano molte variazioni per indicare lo stesso bene. Frequente era l’uso di diminutivi o di aggettivi dequalificanti in riferimento alle proprietà per poter limitare l’imposizione fiscale. L’accuratezza dei catasti fiorentini andò sempre più scemando nei vari aggiornamenti susseguitisi all’innovazione del 1427, arrivando al censimento della sola proprietà fondiaria. Nonostante la sua grande portata innovatrice e la modernità rispetto al contesto, il catasto del 1427 rimase un esempio abbastanza isolato nel panorama del suo tempo. Tra gli altri catasti descrittivi si ricordano, a titolo esemplificativo, l’estimo dello stato milanese voluto da Carlo V, i catasti piemontesi risalenti al Cinquecento e al Seicento e il catasto Onciario napoletano. L’estimo di Carlo V, risalente al 1543, rappresentò un primo tentativo di rilievo sistematico dei beni all’interno di questo stato. Si trattava di un catasto descrittivo organizzato secondo la struttura territoriale rappresentata dalle pievi, ad ognuna delle quali corrispondeva un fascicolo contenente i dati censiti. Erano riportati i nomi dei proprietari con le rispettive quantità di terreno lavorato, le persone componenti il nucleo familiare e tutte le eventuali entrate e uscite necessarie al calcolo del reddito di ognuno. Per quanto riguarda l’estimo dei terreni era tentata una qualificazione 7 Z angheri R., 1980, p. 26 8 Z angheri R., 1980, p. 30 9 Z angheri R., 1980, p. 30 Fig. 1 Pagina di registro del Catasto di Firenze del 1427. Archipedia, Archivio di Stato di Firenze. (http://www.archiviodistato . firenze.it/)
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