VOL1_Tesi_con copertina

60 2. Analisi storica dei catasti vigore gli antichi estimi 24 . A questa prima fase di perequazione generale seguì la cosiddetta perequazione particolare dei territori subalpini, attivata da Carlo Emanuele III con l’editto del 5 maggio 1731 25 , che diede il via ad una rilevazione catastale di tipo geometrico- particellare. Le norme per la redazione di tali catasti furono fissate con il Regio Biglietto del 5 marzo 1739, che stabilì le direttive per le misure territoriali e l’estimo dei beni, e da due regolamenti del 1775 in cui si definirono i criteri per la redazione delle mappe. Si trattò di un catasto basato sull’unità minima corrispondente alla particella e dotato di mappe redatte tramite accurati rilevamenti eseguiti con lo squadro e la tavoletta pretoriana. I rilievi dovevano tener conto della differenza di coltura e di proprietario e separare sulla base di questi criteri gli appezzamenti contigui. Ogni particella doveva essere contraddistinta da un numero che la identificasse sia sulla mappa che nei registri. Le mappe, redatte in scala 1:2362 per i terreni e 1:1681 per l’edificato, con unità di misura espressa in giornate 26 , erano talvolta acquerellate al fine di trasmettere valori paesistico-pittorici. Le colture erano rappresentate con diverse cromie e simbologie, gli edifici erano campiti in rosa e in alcuni casi erano riportate indicazioni morfologiche del territorio 27 . Oltre alle mappe erano presenti il libro delle stazioni indicante le operazioni giornaliere di rilevamento eseguite sul campo, il sommarione con la descrizione delle particelle ordinate per numero progressivo, il catasto che riportava la descrizione dei beni posseduti ordinati per proprietario, il libro figurato in cui erano delineate le singole particelle con annotazioni delle misure in trabucchi 28 , i libri colonnari e i libri delle mutazioni contenenti i passaggi di proprietà 29 . Le operazioni di accatastamento si protrassero per tutto il Settecento e non arrivarono a coprire l’intero territorio. L’iniziativa era infatti lasciata alle singole comunità locali che, sotto il controllo di un intendente provinciale dipendente dal governo centrale, potevano decidere se aggiornare il catasto preesistente o realizzarlo ex-novo qualora questo fosse mancante o del tutto inadeguato. Anche in questo caso non si arrivò ad una perequazione particolare della tassazione basata sull’ultima unità di possesso, in quanto l’opposizione delle autonomie locali fece sì che l’imposta venisse ripartita per comunità e non per quota personale 30 . Furono esclusi dalla catastazione i feudi imperiali delle Langhe e i feudi pontifici, poiché esenti da imposta regia, i comuni e le province che godevano di particolari immunità e la città di Torino. Parallelamente, nei territori della Savoia, tra il 1728 e il 1738 furono portate a compimento operazioni catastali ispirate dagli stessi princìpi applicati nei territori subalpini. Qui però le operazioni furono effettuate con maggiore rigore e uniformità e il catasto fu completato in tutti i comuni, realizzando così il primo esempio europeo di catasto moderno completo, corredato di planimetrie e di registri particellari 31 . 24 O livieri M., 1981, p. 49 25 B aud D., C astiglioni C., R emacle C., 2008, p. 99 26 O livieri M., 1981, p. 49. La gior nata è un’unit à di super f icie usata in Piemont e e cor r ispondent e a 3.800,9599 mq. 27 R icci I., 1981, p. 144 28 I trabucchi erano unità di misura lineari piemontesi, corrispondenti a 3,0825 m. Le scale grafiche, talvolta riportate nelle mappe, erano espresse in questa unità di misura. 29 R icci I., 1981, pp. 150-151 30 B riante P., 2008, p. 79 31 B riante P., 2008, p. 81

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