VOL1_Tesi_con copertina
65 2. Analisi storica dei catasti dal decreto del 12 gennaio 1807 50 . Da questo derivò la seconda serie di catasti, redatti tra il 1808 e il 1814, che interessò le regioni di Piemonte, Liguria, Toscana, Dipartimento Parmense, Roma e le terre pontificie del versante tirrenico e le province illiriche di Trieste, Gorizia, Istria e Dalmazia 51 . Questi catasti, differentemente da quelli del primo periodo, erano basati su rilievi particellari di tutto il territorio, ad eccezione delle zone montuose che venivano ancora accatastate per masse di coltura. Tutte le indicazioni per la loro realizzazione erano espresse nel decreto del 13 aprile 1807, seguito dalle Istruzioni della Direzione generale del censo ai geometri incaricati della formazione delle mappe e dei sommarioni , relativamente alla stesura e alla colorazione delle mappe, ai segni convenzionali da utilizzare e alla struttura dei documenti allegati 52 . Per facilità di consultazione, formazione e gestione, i catasti erano organizzati per sezioni territoriali e località delimitate da confini naturali quali corsi d’acqua, strade o canali, ognuna individuata tramite una lettera e rappresentata nei quadri d’unione. Questi ultimi erano in scala 1:10.000 o 1:20.000 e indicavano la rete delle vie di comunicazione, l’andamento dei principali rilievi, l’ubicazione dei centri abitati e la suddivisione in sezioni e in fogli 53 . Le planimetrie catastali vere e proprie erano in scala 1:2000-1:5000 per le aree rurali e 1:1250 per i centri abitati, utilizzando come unità di misura la pertica censuaria, corrispondente a 1000 mq. Erano redatte in fogli rettangolari e orientate a nord tenendo conto dei 20° di declinazione magnetica verso ovest 54 . Anche gli strumenti per l’esecuzione dei rilievi erano precisamente indicati nelle norme; era previsto l’uso di tavoletta pretoriana dotata di bussola, triplometri, catene di 15 metri e scaletta per riportare le mappe in scala 55 . Le operazioni di catastazione prevedevano il rilievo topografico basato sulla triangolazione, la conseguente classificazione delle terre e la stesura di un documento, detto matrice catastale , che conteneva l’elenco dei possessori con l’indicazione dei beni posseduti divisi tra proprietà edificate ed inedificate 56 . Il catasto veniva poi redatto nella forma definitiva che vedeva la stesura delle mappe in bella copia, la compilazione dei sommarioni (stilati in forma colonnare di sei colonne e riportanti, per ogni particella contraddistinta da un numero progressivo, il nome del possessore, la località, la qualità, la classe e la superficie) 57 , la stesura della tabella indicativa o di sezione , con la descrizione dei beni, e la redazione del libro delle volture 58 . Anche questi catasti non furono completamente realizzati su tutto il territorio a causa della caduta di Napoleone, che portò alla fine del Regno d’Italia nel 1814. Nonostante la loro minor precisione, se paragonati agli stessi strumenti realizzati in Lombardia, furono di grande importanza per l’avanzamento dell’opera di catastazione del territorio nazionale, restando in vigore per molti anni anche dopo la Restaurazione. 50 In tale decreto Napoleone ordina «che nello stesso anno si dia principio ai lavori per il catasto generale del regno; che abbiano precedenza i comuni mancanti di censo regolare; che si adottino le misure decimali secondo la legge 27 ottobre 1803 ed una scala unica per le mappe; che la spesa per la misura sia sostenuta per i due terzi dai singoli dipartimenti, quelle di tavolo dai comuni, ogni altra a carico del Tesoro, il quale anticiperà i fondi occorrenti; per ultimo preannunzia un regolamento speciale per la condotta dei lavori» esplicitato dal decreto del 13 aprile 1807 del viceré Eugenio Napoleone. ( M onti C., V itelli E., 1981, p. 504). 51 M onti C., V itelli E., 1981, p. 505 52 M onti C., V itelli E., 1981, p. 504 53 L egaz A., R emacle C., 2008, p. 165 54 M onti C., V itelli E., 1981, p. 504 55 M onti C., V itelli E., 1981, p. 504 56 L egaz A., R emacle C., 2008, p. 169 57 M onti C., V itelli E., 1981, p. 504 58 O livieri M., 1981, p. 50
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