VOL1_Tesi_con copertina

71 2. Analisi storica dei catasti catasto “onciario”, era anch’esso descrittivo e basato sulle denunce dei possessori. Prevedeva il censimento dei beni fondiari e dei capitali impiegati nel commercio e la stima, seppur basata su classi e tariffe, non era ottenuta attraverso un procedimento analitico di valutazione, ma tramite espressione sintetica del valore del fondo. 8. Il Compartimento Siciliano, comprendente le province di Caltanissetta, Catania, Girgenti, Messina, Palermo, Siracusa, Trapani. In questo compartimento era in vigore un unico catasto conformato sul modello di quello napoletano. Esso era quindi descrittivo, basato su denunce di possessori, con estimo per classi e tariffe. 9. Il Compartimento Sardo, comprendente le province di Cagliari e Sassari. Era qui in vigore un unico catasto di tipo geometrico ma non particellare, organizzato per masse di beni o zone territoriali. Le particelle erano rilevate a vista, senza un’effettiva misurazione ed erano rappresentate in mappa solo a scopo dimostrativo. La superficie delle singole proprietà era quindi desunta dalle dichiarazioni dei possessori. Complessivamente quindi sul territorio nazionale erano in vigore 22 catasti di cui 13 geometrici e 9 descrittivi, che insieme andarono a costituire il Catasto Terreni Italiano. Nel 1887 i compartimenti furono ridotti ad otto 75 e vennero riorganizzati facendo capo alle città capoluogo. In particolare restarono i compartimenti di: 1. Roma: comprendente l’ex-Stato della Chiesa, Massa Carrara, Modena, Parma, Reggio nell’Emilia e Piacenza. 2. Torino: comprendente il Piemonte e la Liguria 3. Milano: corrispondente all’ex-compartimento Lombardo-Veneto 4. Firenze: cui faceva capo l’intera regione Toscana, compresa la provincia di Lucca, ma esclusa quella di Massa Carrara 5. Napoli: comprendente Abruzzo, Molise e Campania 6. Bari: corrispondente a Puglia, Calabria e Basilicata 7. Palermo: interessante l’intera Sicilia 8. Cagliari: comprendente la Sardegna I compartimenti furono poi riportati a nove dopo la Seconda Guerra Mondiale con l’aggiunta del compartimento delle Nuove Province, comprendente le aree del Lombardo-Veneto appena conquistate 76 , per poi essere eliminati completamente in seguito all’attivazione del Nuovo Catasto Terreni (NCT) nel 1956. Il Nuovo Catasto Terreni fu istituito con la legge Riordinamento dell’Imposta fondiaria n. 3682 del 1 marzo 1886 (Legge Messedaglia) ed è in vigore ancora oggi. Si tratta del primo catasto unico italiano, basato su rilevazione geometrica particellare dell’intero territorio nazionale. Prevede la registrazione separata dei terreni rispetto ai fabbricati, è di tipo geometrico particellare, basato sulla stima per classi e tariffe e non è probatorio. Si riportano di seguito alcuni articoli della Legge ritenuti fondamentali: Art. 1 Sarà provveduto, a cura dello Stato, in tutto il Regno, alla formazione di un catasto geometrico particellare uniforme fondato sulla misura e sulla stima, allo scopo: 1. Di accertare le proprietà immobili, e tenerne in evidenza le mutazioni; 2. Di perequare l'imposta fondiaria. E ciò nei modi e termini prescritti 75 Regio Decreto n. 4959 del 20 settembre 1887, Approvazione dei ruoli organici della Giunta superiore, dell’Ufficio centrale e delle Direzioni compartimentali del Catasto. 76 Il compartimento delle Nuove Province comprendeva le province della Venezia Tridentina, Trento, Bolzano, le province della Venezia Giulia e dell’Istria, Trieste, Gorizia, Fiume, Pola e Zara.

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