VOL1_Tesi_con copertina

75 3. Il trattamento digitale delle fonti storiche 3. IL TRATTAMENTO DIGITALE DELLE FONTI STORICHE 3.1. Il rapporto tra fonti storiche e tecnologie informatiche Le fonti storiche, intese sia come documenti di carattere iconografico sia come documenti dal contenuto testuale, negli ultimi anni hanno giovato dell’avvento delle tecnologie informatiche, che ne hanno modificato il modo di conservazione e di fruizione, trasformando conseguentemente anche le modalità di studio del passato. La possibilità di acquisizione informatica, sia in termini di scansione del documento che di archiviazione dei dati in data-base e sistemi informativi, ha portato sicuramente vantaggi di natura quantitativa allo studio delle fonti 1 . La consultazione digitale e la messa in rete di numerosi documenti hanno infatti rafforzato l’immediata fruibilità, aumentando il numero di persone raggiungibili e la diffusione delle conoscenze. Inoltre la possibilità di visualizzare su supporti digitali ad alta risoluzione copie perfette di antichi documenti, ha consentito una migliore conservazione degli originali, riducendone il danneggiamento derivante da usura, ripetute esposizioni alla luce e i rischi di danni accidentali connessi alla loro continua consultazione 2 . D’altra parte, però, il trattamento digitale delle fonti ha portato gli storici a confrontarsi con logiche di accesso ai dati del tutto nuove. Se infatti le fonti storiche sono per loro natura complesse e intrinsecamente “nebulose” 3 , presentando caratteri di specificità e di complessità sia dell’organizzazione interna che della realtà che rappresentano, la logica del computer è del tutto diversa, essendo basata sulla formalizzazione e sulla generale omologazione delle informazioni elaborate. Lo storico inoltre intrattiene rapporti dinamici con la fonte, creando relazioni concettuali tra più fonti e più conoscenze, difficili da tradurre nella logica del computer. Il rischio è quello di snaturare i documenti riducendoli ad unità informative minime, del tutto avulse dal contesto in cui la fonte si è formata, ed eliminando l’organicità complessiva 4 . Tuttavia è oggi comunemente riconosciuta l’importanza che le nuove tecnologie hanno nel trattamento delle fonti storiche, anche al fine di rendere possibili elaborazioni e studi innovativi che ne permettano una conoscenza più approfondita 5 . Pur riconoscendo infatti la differenza tra la fonte originale e la sua riproduzione digitale e comprendendo che il prodotto informatico è qualcosa d’altro, una fonte “nuova” rispetto all’originale 6 , oggi sono sempre più diffuse scansioni digitali di mappe e documenti e si stanno sviluppando rielaborazioni dei dati per il loro inserimento in data-base e in sistemi informativi. Attraverso questi sistemi è infatti possibile migliorare il grado di indagine diretta della fonte, consentendone l’ingrandimento di porzioni, l’analisi con strumenti che ne permettano ad esempio una maggiore leggibilità, il restauro virtuale, la ricerca automatica di parole all’interno di testi, l’elaborazione di liste di frequenza di termini, fino ad elaborazioni più complesse che prevedono il confronto tra più immagini o la messa in relazione di dati, cartografici e descrittivi, provenienti da documenti diversi, al fine di compiere analisi statistiche o tematiche. Per far sì che il trattamento digitale diventi un arricchimento per la fonte e un metodo di indagine ulteriore a disposizione dello storico, è necessario che i dati non vengano snaturati ed estrapolati dal contesto, consentendo al contrario di risalire al documento originario, per permetterne il controllo puntuale e mettendo l’utente a conoscenza delle scelte effettuate nella trasposizione informatica dei dati. Assumono quindi fondamentale importanza le cosiddette metafonti, ovvero fonti ulteriori che descrivono il contenuto dei dati digitali e i trattamenti cui sono stati 1 V itali S. , 2009, p. 13 2 B uonora P ., 2005, pp. 16-17 3 V itali S ., 2004, pp. 40-43 4 V itali S ., 2009, p. 14 5 V itali S ., 2009, p. 15 6 V itali S ., 2009, p. 15

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