Burgio_Il monastero di S. Ulderico
Nella quarta di copertina è una litografia che raffigura la Suora inginoc- chiata, con il rosario nella mano destra e la croce nella mano sinistra rivolta verso le spalle, dove sono due diavoletti che l’assalgono con randello e forcone e con le unghie: richiama la sua perseveranza e bontà nel sop- portare il continuo assalto del demonio, che, non riuscendo ad indurla nelle tentazioni di gola e di pensieri impuri, l’assaliva e la percuoteva, tanto che spesso il suo corpo era pieno di lividi. Come l’autore dichiara in chiusura, il suo scopo è di narrare la storia uma- na della Suora, senza pretesa di voler aggiungere o avvallare il suo culto, nel rispetto delle norme canoniche e dell’Inquisizione, che permettono di raccontare le vite delle persone che sono vissute nel mondo come esempi singolari di virtù. Il libro, che consta di 128 pagine, è dedicato per una settantina alla vita della monaca e quindi vengono ricordate “ le grazie conseguite da diverse persone per intercessione della venerabile Suor Margherita “: nobili, popo- lani, monache, per malattie diverse curate con la polvere presa dall’arca in mattoni in cui era sepolta, e a partire dal 1676 (anno della traslazione della salma) il moltiplicarsi dei prodigi (si vide l’arca muoversi diverse volte, si sentiva una certa fragranza soave…). Era venerata dalla Duchessa Serenissima Margherita Farnese Aldobrandini, che ogni volta che andava in Sant’Uldarico si fermava a pregare con le sue dame dinnanzi alla teca della Suora, ed anche il figlio Odoardo I Farnese chiese la sua intercessione per un viaggio in terra nemica e ne uscì inco- lume. Il testo di Mancini del 1678, dunque, è particolarmente significativo pro- prio perché offre notizie di prima mano sulla vita della Veneranda Suor Margherita Cristalli da Curatico a pochissimi anni del riconoscimento delle sua grazia e delle sue virtù taumaturgiche, tanto che , come si diceva, nel 1676 le sue spoglie, per ordine del Vescovo Carlo Nembrini, erano state tolte dall’arca dove era stata sepolta nel 1536 e “ messe dentro una cassa di legno sopra un altare dentro il capitolo delle monache, ordinando di far fabbricare una cassa di cipresso con una più piccola di piombo all’interno e il 13 febbraio del 1676 le reliquie furono poste presso il finestrino della Communione, il deposito chiuso a chiave, conservata dal Vescovo, e sopra vi fu posta un’immagine dipinta, per soddisfare le devote persone che vo- levano la sua beatificazione ”. 22
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