Burgio_Il monastero di S. Ulderico
Un’ipotesi attributiva e una suggestione di studio Come dicevamo, è proprio il testo del Mancini sulla vita della Venerabile Suor Margherita Cristalli a permetterci di datare questi dipinti. Il Mancini scrive infatti che, una volta vestito il sacro abito, Suor Margherita cominciò ” a mortificare se stessa con nuoui digiuni, e veglie ne tempi not- turni; essercitandosi via più nell’orazione mentale, e vocale: accompagnata bene spesso dalla frequenza delle visite di certe imagini representatiue la Passione di Nostro Signor Giesù Cristo, dipinte in luoghi diuersi del Moni- stero, oue di presente ancora si van conseruando ”. Dal momento che Suor Margherita muore il 29 dicembre 1536 a poco più di trent’anni, e quando entra in convento come Caterina, mentre era Bades- sa Cabrina Carissimi, ha 11 anni, quindi nel 1517 circa, abbiamo un termine ante quem certo: a quella data i dipinti con la Passione erano già presenti, e ancora visibili almeno al 1678, data di pubblicazione del testo del Mancini. Ma chi ne è l’autore? Dobbiamo sottolineare che l’unica notizia sull’esistenza degli affreschi della Passione è quella letteraria e indiretta appena ricordata, mentre le fonti di storiografia artistica ottocentesche tacciono sul punto, mentre ricordano la presenza in un dormitorio o refettorio del convento di un affresco raf- figurante “ un Cristo in Croce colle sante donne sorreggenti Maria Vergine quasi svenuta, San Benedetto ed una Monaca genuflessa in atto di ado- razione , da identificarsi con la badessa Cabrina Carissimi “ (G. Bertoluzzi, Guida per osservare le pitture ad olio e a fresco esistenti nelle Chiese di Parma , 1830, sotto la voce di S.Uldarico, p.186; E. Scarabelli Zunti, Materiale per una guida… , vol.II, c.255), che per “ la composizione, l’espressione, gran- de per que’ tempi, il disegno e le pieghe la manifestano opera di Alessan- dro Araldi o di qualche coetaneo, di cui Parma non era priva ”. Purtroppo l’opera in questione, ancora visibile alla fine dell’Ottocento, è andata perduta, per cui non ci è oggi possibile verificare se quell’affresco e la Via Crucis da poco riscoperta presentassero o meno somiglianze sti- listiche. Ciò che ci dicono le fonti, seppur in forma dubitativa, è tuttavia molto im- portante, ed è stato ripreso dalla critica successiva come dato certo: l’at- tività negli ultimi anni del ‘400 presso il monastero benedettino di Sant’Ul- 35
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