Burgio_Il monastero di S. Ulderico

Nell’atto di consegna si legge: “ le pareti del cortile presentano tracce di antico intonaco, forse dipinto, come si rivela da una sbiadita traccia ”. Proprio particolarmente lunga, delicata e difficile è stata la fase di descial- bo, in quanto le pitture erano ricoperte da uno spesso strato di calce, ed essendo l’intonaco molto poroso vi era il rischio di eliminare con la calce anche la tempera o la pellicola pittorica. Oscurate le pitture, gli studiosi si sono fin qui esercitati esclusivamente a descrivere e a definire la struttura del chiostro, con cinque arcate ad ogi- va sui lati nord e sud e sei a tutto sesto sui lati est ed ovest, e l’apparato scultoreo “ caratterizzato da colonne con capitelli molto diversi tra loro sia al piano terra che nella loggia al primo piano ” che ne fanno “ un unicum nel panorama dell’architettura quattrocentesca parmense ” (Chiara Ver- nizzi, Il chiostro dell’ex Monastero di Sant’Uldarico a Parma: dall’iconografia storica al rilievo degli elementi decorativi. Una metodologia integrata per il rilievo dalla scala urbana al dettaglio , in “Architettura eremitica. Sistemi progettuali e paesaggi culturali”, Atti del Quarto Convegno Internazionale di studi, La Verna, 2013, pp.100-107). Riteniamo sia da accettarsi la tesi formulata da Fabrizio Tonelli che propo- ne una datazione alla fine degli anni ’80 e inizi ’90 del ‘400 e nell’insolito impianto rettangolare lo ascrive alla progettazione di Cristoforo Canozi da Lendinara, per volontà della badessa Piera Carissimi (che si insediò nel 1453 e morì nel dicembre 1497) ( L’architettura parmense fra ‘400 e ‘500, il chiostro della Badia e il cortile del castello di Torrechiara , in “L’abbazia benedettina di S. Maria della Neve a Torrechiara”, 2009, pp.90-92). 4

RkJQdWJsaXNoZXIy ODkxNTE=