CALESTANI - Osservazioni - 1655 copia

Neili Sittiphci. 97 fuoco oda per loro » òrinuolteinpafta>corneJafquilIa> oaerfile/Tein vno cotogno co– me la fcamonea per correggerla ,*• laquaifi pone in alcun cotogno cauato doue fia fi feme , efi cuoce,òin forno,ò in pentola infino alladebita mifura ^ ò (òtto le ceneri rinuoke in_* pezze* ò foglie, ò da per fé. Benché quefto modo acquiftialla medicina certequalftadi ftrane,& è meglio vfare gli altri modi, fecondo che torna à propofito > non eflendo ordi– nato quefto particolarmente-» Il friggere fi fa in patella^ in teggia.L'abronzare come di fopra fi è detto » in tutte que* lì e operation*'bifogna auerrire di fare à fufficientia > & di non leuar crude quelle cofé che debbono efler cotte,© per arroftura,ò frittura, ne di cuocerle troppo in gnifa chel'abbrn- fcino,ò atdino,& diuentino inutili à quello perche fi fa tale opera. • Come fi ardono le Semplici medicine • • E medicine s'ardono ouer accendendole ellefi:èffe 3 cornei fermenti» i ramîdïfîcodi ceno, l'herba cali 3 & molte altre, ouer ponendole fra carboni accefiiò in vna pentolai infieme con Co\fo,ò da fé folei. In vna pentola s'ardono l'abrotano , l'aneto & la zucca mettendola in fui carboni» & ìafciandola affocare tanto vcjhe l'herba dìuenti cenere ; La feta pigliando le bozzolideli^ anno pr efente trahendone i bacchi>& la lana d'attorno s'ardono mettendo lapentolaio^ fu i carboni 3 Se lafciaria fìar tantoché non fé ne faccia in tutto cenere ; Ma fi lena come prima êda poterli peftare » Ardonfi etiandio molti animali>come gli fpinofì,gli foriccioU» oc le rondini infalandole 3 Ôc mettendo la pentola in fu i carbonio nel forno caldo. Clio- prefi la pentola con vn teflo forato>accioche fi pofla comprendere per il fumo>che efeç^j dal te fio quandofiano cotti. Quando gli fcorpioni>& le vipe^lardono bifogna guardar- ildalfumo, perchenuoctr^*-^*^ - - ~ m •-** U - K ' '**** Il fale > & il nitro s'ardono nel mede/Imo modo,& fi conofeono quando fono arfi , che quelli non fcoppfano . L'alume, il vetriolo , & il corallo s'ardono in vna pentola Co– perta, accioche fi vegga quando fono cotti, & quefto ê quando non bollono V che fono ridotti fecchi di modo , che facciano fonagli, &il vetriolo quando ha muta– to il colore • . L'offaj*vgne,la corna del ceruo>fi cuocono pur nel medefimo modo in fu carboni tan– to che non faccianof limole murino il colore. I Granchi prefi ne giorni caniculari 5 quando la luna ha diciotto giorni s'ardono in vna patella di rame.Le pietre s'ardono (òtto i carboni foffiando tanto chefi afforchino,dipoi li fpengono in qualche humore , Se di ntiouo ti mettono Cotto i carboni, ouer ne corregioli delli orefici per più facilità tante volte che diuentino poluere. II rame, Oc il piombo s'ardono facendone lame,& mefcolandoli col folfo,& col falç^j» ôc mettendoli in vna pentola cruda, laquaifi tiene fra carboni, ò in vna fornace tanto, chefia cotta,ouer in vn correggiolo 5 & tenendolo fopra i carboni tanto,, che ne diuenga affocato. Ma bifogna continuamente menare il piombo infino che diuenti poluere. Il qual fi può ardere etiandio fenza fo!fo,& fale in vn forno 5 che habbi due bocche., & fia di- uifo nel mezzo da vn nuiro dimattone alto vn quarto di braccio, douenell' vna delie ^ parti,fia il piombo,& nell'altra il fuoco, & l'andate rimenando continuamente infino che diuenti poIuere 3 & quefto è predi ffimo 3 quando fé ne hauefle à ardere quantità gtandedo- ue fi auanza di tempo^& di fpefa. Ardefi riuolgendo nella pafta rantimonio,& mettendolo fotto à i carboni, tanto che la pafta fia arfa,p erche ardendolo più oltra fi conuerte in piombo. Etiandio fi ardono le regalie, gli oli), la pece > l'incenfo, laftorace,&fimili,perha- uerne lafuligine, tenendoli invn vafo, de appiccandoui dentro il fuoco , 4 ouer ftrutte •ch'elle fono , accendendoui vno doppino , &tenendoui fopra vncappetlô di terra, òdi rame forato infornino, accioche il fumo pofla effalare , raccogliendola fuligine che fi attacca al capello - Manon (ara fuor di propofito di fcriuere quale co'fe»quando 3 & come, &incheinftru- mento (ì arioftifcano,fi abbroBZÌno ; & fi ard:no ; & à che fine, il quale è di angii nientare G la •. • .

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