CALESTANI - Osservazioni - 1655 copia

plicï. r I19 con mele. Gli Arabihanno defcritte quelle, che lòno comporte conI'acqua,& con fucchî» ] hanno chiamate giulep. Gli altri moderni Greci zulapion chiamano, & fi compongono con l'acqueft illate, & fono hoggi più in vfo> & con le decottioni, & fucchi non al goffro ingrati.Quelli che fi fanno con racqua rofa > & dì violefi pongono -on onde 1 8. d'âcoua cottionidi molte cofe,& alcuna vol ta riceuono, poi che fonoeottì, A romi »&medicine folutiue foppefte,& leg: ' *" '*"" -•»•-•#-*.. pò. I femplici fi fanno ouer di fucchi di frutti chi aconfummatione della quartaparte;, &fi lafciano /chiarire. Di poi fi piglia vna liràuj del fitcco predetto per libra di zuccharo chiaritoi cuocanfì infino che fpellìfchino » che gettandone vna gocciola in fui marmofi tenga, ouer pigliandone fra due dita, & appuran– dole, & fpiccandole d'infieme comincia afare fila. Altri cuocono il zuccaro a cottura de penetti, Se vi mescolano quindi il fucco, & lafciano pigliare vn bollore infieme, fi pofcia fi leuano dal fuoco ,& tengono al fole.Durano i femplici vn'anno nella perfettione loro * ma i compofti.infìno adue. Si ripongono come di (opra. Ojferutttiorte . - L O fpecialc debbe intorno a firopn e rob, auertxre alcune cote , delle quali fa prima è il modo di chiarificare, la feconda il modo di colarli, la terza éì cuocer/i^ la quarta di ri- porle, & la quinta, il téwr&j "^Oprio a farli. Quando adunque vorrà chiarificare alcunfiropo, egli fa dì meftieri, il come bene infe* gna Nicolò nel fuo antidotario^porre il chiaro d'vno vouo con acqua fredda* e dentro co la mano dimenare che facciala fuma, laquai bollendoli firopo vi vada fpargendo fopra. Et quando quella fpuma cominciarà quafi a farfi negra, bifogna leggiermente rimuouer- la con la cazzia,& poi fpargeruene dell'altra,^: cofi operarefinche ilfiropo fia fatto chia– ro. La medefimamaniera, fi deue tenere ne robbij&ciafcuna altra cofa,chefi ha da chiâ* rificare al fuoco. Sono tre fpccie di colatoi, de quali déue hauer notìtra lo fpeciale, il primodebbe èfler minore che il fecondo . Il panno del quaifi fa, deue eilèr più raro, il fecondo deue eflcr maggior del primo, & il panno più fpeflo il terzofia maggior del (econdo,&anco di pan– no più fpeflo, & quefta è opinion di Âlbucafisje qualidebbon bene confiderai^ gli fpecia- lì de noftri tempi, i qualifi contentano di vn colatoio. Et fcriue il medefimo Albucaflì,che chi vuol chiarificare alcunfiroppo,debbepoi che fàràbé cotto colarlo per vn criuello fat– to di fete,quindi attach! tutti tre i colatoi vn dentro alPaltro,lontano però tre disponen– do il piccolo entro al mezano, & il mescano entro al maggiore, & dentro vi ponga foglie dì cedro,ò di palma fecche, & poltierizate^ouer fete di catiallo ben lauate, & vi fé ne pon* ga tanta quantità, che fia mezo il colatoio.Sottò i qualifi pongan vafi che riceuano, quel che fi ha da colare. Il che fatto,ponga dentro al primo colatoio, il quale è di fopra alli altri, Se lafci colare il liquore fenzaftringere con mano : percioche de/cenderà dal primo cola– toio nel fecondo , &dal fecondo nel terzo . Et fé per ifciagura chiudeflè alcun di loro iii^> guifa che non ne potefle vfcire il liquore, debbeui lavar bene, &poi tornarue lo dentro,& cofi fi lafci,finche difeenda tutto. La terza parte è il modo di cuocere; percioche come habbìamo detto, ilfiropo fi deue cuocere più che il giuieppo. Et a conofeere quando ifiropifianoottimamente cotti ,nc^ infegna Nicolò nel fuo Antidatano con tre fegni,de quali il primo e,quando vna goccio– la difiropo fiattaccal vafo, ò altra cofa : il fecondo è , quando fa quafi vn filo féfi tocca col deto: il terzo è, che vnagoccia polla fopra vn'ongia, ò marmo, non fi fparga , ma ftia vnita. Lfc quarta ofleruatìone fi è il modo di riporre i robbi> i vini>& iTucchi non ifpeiïïtî.-vuol / Mefite j / ; .' ~\

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