CALESTANI - Osservazioni - 1655 copia

Negii Eîectuarîj. Si xhe mandatiti quelli a chiamare * gli moftraffimo > che ciò tutto allenii) ^ra per cagione del mal comporto elettuario* perche effi fecero indugiare gl'indi(poftipervna fettima- ria, ( che tanto per la preparations della Teoria noi fteffìmo a fare il noftroj laquai pallata» & togliendo del nouo, che haueuamo fatto* fi fentirono torto rinfrefeare con quella ot– tima facoltà appreflò*che lor difficcò i malihumori* & gli fé liberi inbreue con tanta lau– de noftra* quanto delli Medici. Et occoiredo allo Spa^nuolo andarfene In Hifpagna tolfe coneffo lui buona quantità dell'antidoto da noi comporto * & la deferittione corretta * 8c di noftra mano. Et fé ad alcun pure par effe troppa la quantità della Teoria *fi pofiòno giù* ftificare oltre al proprio auttor eccome efla è giufta in altre compofitioni*doue n'è pìCt qua- tità 3 fi come nella triphera* che fece alchangi, nella quale ne fono onze due, & nelia tri– phera di Gal. recitate amendue da Mefue*doue fé ne può metter tanta*che fia vgual a tut– te l'altre fpecie 3 & che fumano fenzaeffa teoria alla quantità d'onze diciotto* & dramma vna.Et nella triphera maggiore ancora d altre di Fenone > in che pure n'entrano dramme vìnti.Delle quali triphere fol quella di Fenone per elfer in v(ò*habbiamo deïcntta>auëga r che fieno l'altre ancor digniffime. La feoria del ferro non è come s'hanno penfati alcuni, quella fquama^ouer battitura che efee da eflb ferro nel batterlo fu gli incudi: ma è quella fupei fluita terreftre*che a guifa difpuma è tratta dalli fabti della fucina dal ferro, laquale e da noi\& da molti altri detta fporcitia* ò feccia > ouero fterco di ferro. Il modo d'infon– derla* &torrefarla*fi come vuole l'auttore*lo diremo al fuo luogho. I mirabolani s'operaranno rettificati con olio d amendole dolci* auenga* che non fia detto dall'auttore nellacompofitione * ouero in altro modo s'amminiftraranno * cioè fi peftaranno con alcune amandole purgate dalla feorza* &cofì s'oiferuarano (come ci pa– re hauerlo di fopra detto) in tutte le cQuipofitioni^douee/fivadino in polue; e quefto fi fora per rimouere quella loro ficcità, & afperità tanto al petto noieuole. L'apozima rfc_j> gli emblici è la loto propria Iettatura. Ne già altro è apozima* che feruentatìone . E perw che lauttore dice nel fine dellacompofitione hauerla nominata nel capitolo della melane conia* molti hanno voluto* & giudicato * che fia la decottione dell epithiino feruta da lui nel predetto capitolo della melanconia. Laquale decottione è virtuofifiìma * a purgar quella* &; alle (uè febri. Fu il coftume di coftoioc habbiamo detto del confettar quefta^ confettione di torre quantità fufficfente di mele * e con tant'altra decottione cì'epithimo lo bolliuano * e poi nel confettarla l'amminiftrauano. Et era quefto contro all'intcntiorû* dell'auttore* non eflendo quefta miftione l'apozimade gli emblici. Il Manlio fcriuendo fu quefta confettione* dice di non trouare detta apozima nel capitolo* nelquale fenut^fi hauerla nominatal'auttore-, ma fi bene trouarui la decottione d'ep/thimo, conlaquale 3 OC col meleinfieme giudica douerfi preparar la confettione. Ma accortoli poidel ler rorç^ nella decottione dell* epithimo ch'ei traferiue ( che noi perche non s'vfa * l'habbiamo la- feiato) coftumandofi appo tutti in fuo luogo il firopo >dice ch'effa decottione fecondo al* cuni e quella*che intefe Rafis per apozima nella fine della confettione di feotiadì ferro* & ch'egli tien perfermo*che fia quella ferina nel fine dell elettuario letificante* porto pure nel capitolo delia melanconia* fattain libre tredi pura acqua con mirabolani *& emblici numero venti per ciafeuno * & che tale da tutti dene elfer tenuta, &c adoperata. Nel che* come gli altri primi* s*inganna 5 percioche la verarapozima degli emblici deue efièr fatta da gli emblici fòli * & tanto deono effere quanto fieno infieme i cheboli * &gli emblici* che fono cinquanta*fi come fi veggiono nel letificaute:perche à fare quefta loto apozima» lì ofieruerà queft'ordine. Si pigliaranno di detti emblici cinquanta, &:fi romperano,& gettarannofi l'offa. Poi fi bolliranno in libre tre dì pura acqua* finche ritornino a libre 1. & fi colarà. AlquaJe mo– do puoflì anco far quella di ogni mirabolano. Iquali bolliti poi col mele* vilafrin'ii lor nome. Elettuarto magtftrale çcrgU oppiati. i A fare elettuario mirabile agli oppilati, togliefi di pepe, &gengiouo ana oncia meza y di cardamomo, garoffanù doronici, & zaffrano ana dramme due j di tamarìce oncia~* fflza i di anifi,6c feme di balliicò ana dramma meza. Di limatura accialina preparata—> F A" onze

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