CALESTANI - Osservazioni - 1655 copia

Nelli Trochi&i. 15 1 M*P? "' % t . V OfowMiane-miti trochi/ciM/quitta. Quefti trochifci di fquilla fono parimente come quelli di vipera d efcritf/ da Galeno ne 1 primo de gli antidoti, dal qtialfenfo , Se parole trattili noi pure 1 gli habbiamo voluto de- fcriuere.Et quantunque efla compofitione fia chiariffima,& detta rettamente: non fape- - rè, che non lia opinione di Medici eccellenti* che faria meglio in luògo della farina de gli orobi,poruetant'altro pane bifeottato, pur fatto dell'ifteffa farina. Percioche più aiTaife- rieno grati, Oc piaceuoli, & di gufto migliori, &meno atti a putrefarti. rTrachtfci del Magno Hedicroodi Galeno. Auenga, chi ci moftraffe Andromaco nella deferictione, che di foprafcriueflfimodella theriaca, il modo di fate i trochifci thcriacali, & ifquillitici, ci lafciò nondimeno egli » Oc altri, e hanno deferitta della compofitione di effa theriaca quella dello hedicroo i ondeau- «enne polche vn certo medico in Roma, che mai à fuoi dì (come piti altrij non hauea ve– duto comporre la theriaca. Maftandofifolo alla lettione de libri> fi riduffe a cercare per le fpecierie l'hedricoo, credendolo, ò herba, ò femplice, ò altromedicamelo- l is onde nqi motti da tal cagione,& perche mai più non hauefle alcuno a cadete in tal difetto > babbi*- ino voluto efporre eflb hedricoo,per giufta tradottione da i verfiraedefim^incui Io fcrif- fe> ôc -confettilo Andromaco > & altri aCefare. Il magno, ch'c dal lieto, e bel colore. Detto Hedicroo, comporto è di duedramme D'afpalato, afaro, e maro, e tantaltro Damari cofi a tolto. E dei calamo > Che fparge odor foaue, fien le dramme Tre: e tre di gionco* che nei campi De g\ y Arabi è cresciuto. E tre di cotto, _ . Di grato odore, e non fia tolto manco Del conofeiuto phu per tuttoPonto. * ; A quefti dvgualpefo purfi giunga Di cinnamomo odorifero. Et nonmeno Di lagrime, e farmenti, che produce V It predo fobalfamo: ma fei * Drammefia il pefo delfottimo folio > 5ei dell'Indico nardo, e de la caffia > Di calamo anco fc i, e fei di goccia Di miitha, e tanto pur di croco il fiore, Dodicifien le dramme de lamorno, Et vna integra fia quella del maftice, Et confettarli, e à dar lor corpo infieme Sia tanto p oi> che baiti il vin Falerno. Galena. Mischiate che fi habbino tutte quefte cofe , fi fanno i trochifcifimili a quelli di vipera > ò di fquilla, & feccanfi come quelli. Quefta ê la compofitione dello hedicroo di Andro– maco, peruenuta per molte mani alle noftre . Ce ne fono più altre deferittioni, ma però tutte differenti di (empiici à quefta di Andromaco. Sono certi, che non vi mettono nc_* 1 amarico, ne il maro: & altri che vi melton vn (biodi quefti due ; percioche non gli co– no feendo tutti gli vnguentari j, non fono foliti cercare altre herbe, che quelle, che fi ven– dono portateci Cretaj ne d'altronde hanno il feme,il frutto, & il fuccoioro. Io certame- te ho vedute, &conofeiuté ambedue quefte herbe nelPAfia, &non già in luogo alcuno cofi abondanti, come fono abondantiflime in Cizico. Ho fimilmente veduto nell'Italia T- amarico,&più altre herbe. L amarico ê molto meno odorato del maro, onde grande ri– fragranza rende 1- vnguento amaracino fatto in Cizico da gii vnguentari. Et quanto hab- bia egli in fé più deiramarico,lodimoftra il proprio nome. Et forfè, che gii antichi lo co- poneuanod'amarico,quantunqueal tempo noftro vi fi metta folo il maro i laquai herba guidandola io non poco V ho ritrouato d'amaritudine, & agritudine. Et pregai già vno di quelli, che lofaceuanojchecon tanta altra quantità di amarico melofocefle*quantojehe faceua • -

RkJQdWJsaXNoZXIy ODkxNTE=