CERVIO - Trinciante - 1593 copia

* Il Trinchitia di Fincenfg Cetuh à. lcuarfi l'infamia d'intorno > & à romper la mala fortuna di quel buon feruitore;ouerodourebbono imitare il Cardin. Hippolito de Medici, il– quale in. poco tempo donò advnfuo Trinciante Portughefe più di mil le ducati di entratalo non dirò di lacomo Brufco fufficiente Trinciante, ilqua!? hebbe d'entrata più de tre milla ducati , benché quefto feruì à Papa Leone; ilquale ogn'uno fa quanto donò largamente ad ogni forte di virçuofi.Ma (e no vogliano imitare alcuno di quefti,dourebbono almeno imitare ilfecódo Card. Farnefe mio padrone, ilqual nel principio del fuo Cardinalato fenza guardare c/vio fofsi nato di humil famigliarmi pigliò al fuoferuitioin quefto officio tanto honorato , affegnandomi aflai hone* fta prouifione ^donandomi poi di continuo denari,caualli, veftimenti & altre cofe(imihj&: tral'altre cofe fegnalateche S.SJlltiftrifs.mi dqnò,heb biquafiin vnmedefimo tempo vnapenfione di feudi 6o*&vno officio di Cancellarla, che val eu a ottocento feudi, preferite veramente degno della grandez za &: liberalità ma • Io non latterò di dire come nella calamità di Roma del 57. mi fu leuato parte di quelle poche rédite ch'io hauea fenza alcuna mia colpa, doue S.S. Reuerendifsima non mancò di darmi altre- tanta prouifione , cofi come ancora non mi manca & no mi mancarà per foftentare quefta poca di vita che mi auanza>fenzacheS.S.Illuftrifsima non andò mai fora d'Italia tra le molte volte che vi fu mandato dalla San ta memoria di Paulo III. auoloper feruirio della Santa Sede,chefempre non mi menaffe apprelfo la perfona fua , fernendofi di me al pari di qual fi vogliagentilhuomo che egli hauetfe con lui,fegno certifsimo dell'amo- tfeuolezza fua verfo me ; il fimile faceua il Sig. Card. Sant' Angelo Far– nefe a Gio.Dominico fuo eccellentifsimo TrinciâtejSi che fé di quefta for te foflero accarezzati & remunerati i buoni, non mancarebbono gentil- huomini,che volentieri feruirebbono in quefto officio ; ilquale fé bene è venuto in cofi poco co nto per le caufe dette di fopra, tjpn refta già che in fé l'officio non fiahotiorato, &ftimato infra tutti i principi grand/)& per quefto niuno gétilhuomo per grade che egli fi fìa,nó fi dourebbef kgnar di faperlo fare,fe non per altro, almeno per potere in vn bifogno feruire il fuo Signore, ouero aliafaa Damarcome fece molti dì fono , vno de mag– giori Signori della Corte, ilquale nel tempo di fiate ritrouandofi fuor ad vnfuo giardino,doue erano di molte gérildonne , lui nelThora della cena poftofi a tauolaa canto ad vna di quelle fopramodo bellifsima,laquale so inamente arnaua,& defiderauadi feruirla,fattofi daredal Trinciante che li ftauaappreffo vua forcina & vn coltello, & leuatofi in piedi imbroccò vnfafanoj& lo trinciò a quella Dama con tanta buona gratia, quanto haurebbe fatto il miglior Trinciante d'Italia. Quefto Co ben io che no era fuo meftieri, fendo egli di cafallluflrifsimabifognaua che hauefle impa– rato per fuo fpaffoda qualcheduno fufficiente in quefta profefsione ,per femirfene poi in vnafimile occafione.S'io volefsi,potrei nominami vn gc tilhuomo,ilc|uale e flato Trinciante al tempo mio d'vn gran Cardinale, &perlefueouone qualità, fu da Gulio 111. creato Cardinale di Santa Chiefa.Ma fc quçfti S ignori detti di fopra, non fi fono {degnati d'impara- re,

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