CIOCCA - Pasticcere e confetturiere
XI, V i li II pasticciere e confettiere moderno r. ' char on et Arabia feri; sed laudatius India. Est autem mei in arundinibus colle ctum, gummium modo, can- didum, dentibus fragile, ecc. (Pl inius, Hist. Nat. l i b. x i ,i cap. v i n ) . Seneca, ne l l ' Ep i s t oal i y X X X,i xscr i ve: Aiunt inveniri apud Indos mei in arundio foliis, q%iod aiti ros illius eoe li, aut ipsius arundinis humor dulcis, et -pinguior gignit. Ma, sol tanto i do t ti e ver- sati nel le na t ur a li di sc ipl ine lo menz ionano, ed anzi Seneca v i premet te aiunt, cioè « dicono », i l che p r o va ch' egli non s ' arr i schia neppure ad affermare che fosse vero; e dub i ta che foss e piut tos to una rug i ada rap- presa sul le foglie di quel le piante, siccome la manna sovente rappi g l i as i. A n zi Al essandro Afrosideo, scac- ciato i l dubi tare, ebbe di certo esser e rug i ada rappresa od addo l c i ta dal sole, niente di versa de l la manna del monte L i bano. Così, pure, mo l ti a l t ri autori hanno comune quel l ' errore e confusione, faci le a quei t emp i. In seguito, è vero, conobbero, anche a R oma, le canne da zucchero, dal le qua li beve - vano — come g li I nd i ani — i l succo dolce al pa ri del miele, che, come scr ive L u c a n o: Quippe bibunt tenera dulces ab arundine succos. Però, non si t r o va mai menz ionato lo zucchero, e tantomeno che abbiano tentato di estrarlo da quel le canne. Laonde, non avendo g li ant i chi l 'uso del lo zucchero, « marav i g l i osa cosa è i l pensare — osserva TAv e r ani — come col solo miele potessero fare tante e sì var ie e sì gioconde e sì preziose v i - vande ». Nè meno grande ed ingegnosa era l 'abi l i tà dei lactarii nel manipol are le cos e dol ci e i l a t t i c i n;i
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