COCCHI - DEL VITTO PITAGORICO - 1794 copia

l o fiictudine di reprimere colla temperan– za i nocivi defidcrii. Il qual penderò par molto più con– veniente alla fua faviezza , che il fup- porre eh' ei s 1 induceffe a fcegliere un tal v i t t o, perchè nel cuore ei credeffe la comunione dell'anime, di cui pare eh' ei fi ferviffe per ragione apparente di t i f o, trovandoli , come s' è accen– nato , in obbligo di parlare fecondo la capacita del popolo , e fapendo che quello popolo le vere e naturali ragio– ni non intende e non cura. Ei ben s' accorfe che la facoltà del penfare, e il principio del moto volontario cheogn uomo ricop.olce in fé medefimo , non fi poffono (piegare colle notizie che noi abbiamo lulle qualità della morta ma– teria , e colla feienza meccanica , on– de ammtlfe quella Egiziana ipotefi Jul– ia natura dell' anima , rivedendola di favole, come allora ufavano fare ( i ) la quale non è certamente vera nèuni- i.r.v.e a' più chiari lumi che noi ora abbiamo, ma ella ha avuto almeno il pregio d'introdurre la prima nelle letto– le de' filofofi i femi della tanto inre- reffante dottrina dell' immortalità. Ma che Pitagora non ammetteffe traile fue arcane opinioni quel pafiag- &**> l ï J Erodoto lib. 2.

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